Nell'esperienza comune i sintomi da covid e quelli dell'influenza sono diventati - dall'arrivo di Omicron - sempre più simili. Ora anche l'OMS annuncia che entro fine anno, la covid perderà lo status di emergenza sanitaria pubblica di portata internazionale (Public health emergency of international concern, PHEIC) assunto a gennaio 2020 per essere "degradata" allo stesso livello dell'influenza stagionale.
Il peggio è passato. Secondo quanto dichiarato in conferenza stampa il 17 marzo da Michael Ryan, direttore esecutivo del Programma dell'OMS per le emergenze sanitarie, «stiamo arrivando al punto in cui potremo guardare alla covid allo stesso modo in cui guardiamo all'influenza stagionale, ossia una minaccia alla salute, un virus che continuerà a uccidere, ma senza distruggere la nostra società e i sistemi sanitari».
Anche se il coronavirus SARS-CoV-2 (destinato a rimanere tra noi in forma endemica) continua ad avere un'ampia circolazione, l'alta percentuale di vaccinati, il gran numero di reinfezioni e le caratteristiche della variante Omicron, che porta sintomi più blandi rispetto alle precedenti, fanno sì che sia ora assai meno probabile ammalarsi in forma grave.
Disuguaglianze e nuove varianti. «Fa molto piacere vedere che, per la prima volta, il numero mensile di decessi settimanali riportati nelle ultime 4 settimane è stato inferiore rispetto a quando abbiamo usato per la prima volta la parola "pandemia", tre anni fa» ha chiarito il direttore generale dell'OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus. «Sono fiducioso nel fatto che quest'anno saremo in grado di dire che l'era della covid come emergenza sanitaria pubblica di portata internazionale è conclusa. Non siamo ancora arrivati a quel punto».
Una commissione dell'OMS sta esaminando i criteri necessari per affermare che la fase più preoccupante della pandemia è finita, ma ancora non ha raggiunto conclusioni definitive. Anche se la percezione dalla nostra privilegiata prospettiva di vaccinati che vivono in Paesi con sistemi sanitari ancora in piedi è che la pandemia sia ormai "alle spalle", il fatto che ci siano ancora aree di mondo dove la copertura vaccinale è scarsa - perché i vaccini non sono arrivati - e dove i contagi che corrono aumentano il rischio di nuove pericolose varianti rende difficile pronunciarsi in modo così netto.
Senza dimenticare che per i pazienti fragili, che non possono vaccinarsi e la cui salute è garantita dalla responsabilità e dalla prevenzione altrui, la covid è tutto fuorché un problema del passato.