Una specifica alterazione chimica rintracciabile con un semplice esame delle feci potrebbe facilitare la diagnosi di endometriosi, una malattia cronica e invalidante che colpisce il 10-15% delle donne in età riproduttiva e che attualmente è molto difficile da identificare. Bassi livelli di un prodotto metabolico dei batteri intestinali sembrerebbero infatti ricorrenti nelle pazienti affette da questa condizione.
Endometriosi: una condizione diffusa e "invisibile"
Si parla di endometriosi quando l'endometrio, il tessuto che di norma ricopre la cavità uterina, si diffonde anche all'esterno dell'utero su altri organi, a livello delle pelvi (per esempio ovaie, intestino retto, vagina, vescica) o al di fuori delle pelvi (per esempio intestino tenue, reni, polmoni).
L'endometriosi è una patologia cronica e invalidante, che comporta manifestazioni dolorose nella zona pelvica e genitale prima e durante le mestruazioni, o durante i rapporti sessuali, che può essere causa di sterilità e che interessa nel mondo 190 milioni di donne in età fertile.
Purtroppo, a fronte della sua diffusione, la diagnosi di endometriosi avviene con 8-12 anni di ritardo dai primi sintomi, a causa di una limitata consapevolezza della patologia e di alcune errate convinzioni radicate nella cultura e nella società in cui crescono le ragazze: per esempio, il fatto che sia normale provare dolore durante il ciclo mestruale o durante i rapporti (non lo è).
Endometriosi: c'è un legame con i batteri intestinali?
Le cause dell'endometriosi rimangono ipotetiche: al momento la più accreditata è il passaggio, durante le mestruazioni, di frammenti di endometrio dall'utero nelle tube e da queste nell'addome, con impianto su altri organi.
Ma non si esclude che fattori ormonali, immunitari, genetici e - appunto - legati alla composizione batterica intestinale possano contribuire alla malattia.
Un gruppo di scienziati del Baylor College of Medicine in Houston ha voluto approfondire il ruolo del microbioma intestinale nell'endometriosi analizzando i batteri e il metaboloma (cioè l'insieme dei prodotti metabolici dei batteri) presenti nelle feci di 18 donne con e di 31 donne senza endometriosi.
Nelle feci delle pazienti con endometriosi diagnosticata erano presenti minori concentrazioni di un metabolita chiamato 4-idrossindolo, probabilmente dovute a un'alterazione del microbioma (ossia l'insieme del patrimonio genetico del microbiota, la comunità di batteri) intestinale.
Endometriosi: diagnosi più rapide e un supporto alle terapie
I risultati dello studio fanno sperare che in futuro, se la scoperta sarà validata su numeri più ampi di pazienti, sarà possibile espandere le diagnosi di endometriosi grazie a test delle feci in grado di rilevare l'alterazione batterica.
Questo semplice esame, economico e non invasivo, potrebbe dare finalmente un nome ai debilitanti sintomi di milioni di pazienti ed espandere l'accesso alle cure - che per il momento prevedono trattamenti farmacologici di tipo ormonali o procedure chirurgiche per l'asportazione del tessuto endometriale eccedente e di eventuali cisti.
Gli autori dello studio stanno anche cercando di capire se somministrare integrazioni del metabolita mancante, il 4-idrossindolo, possa avere un effetto protettivo contro l'endometriosi, dopo che il composto ha dimostrato di attenuare la gravità delle lesioni e il dolore percepito in topi con lesioni analoghe a quelle provocate dalla malattia nell'uomo.