In questi anni difficili abbiamo parlato molto di malattie: ovviamente Covid, poi vaiolo delle scimmie, ora aviaria... Ma nel mondo è in corso un'altra emergenza, legata a una malattia che riguarda ormai molto meno i Paesi ricchi, ma colpisce ancora (e duramente) diverse aree già provate da disastri ambientali e crisi umanitarie: il colera. Dal 2021 c'è stato un aumento dei casi e della loro distribuzione a livello mondiale: nel 2021, 23 Paesi avevano segnalato focolai; nel 2022 sono stati 29 (dall'Africa all'Asia al Centro America).


Tra questi, anche alcuni Paesi in cui la malattia non compariva da anni e non considerati endemici per il colera. Ora, a inizio 2023, l'Oms segnala la gravità della situazione in particolare in Africa: solo a gennaio 2023 sono stati stimati 26.000 casi e 660 morti in 10 Paesi del continente, già oltre il 30% rispetto a quelli dell'intero 2022. E la mortalità è al 3%, mentre con cure tempestive di norma è sotto l'1%.
Vaccinazione e prevenzione. «Il colera è una malattia infettiva causata dall'ingestione di acqua contaminata. Il mancato accesso all'acqua potabile e un sistema inefficiente di smaltimento delle acque reflue sono quindi le principali cause di epidemia», spiega Chiara Montaldo, responsabile medico di Medici Senza Frontiere (Msf) Italia. La Ong (www.medicisenzafrontiere.it) sta gestendo programmi contro il colera in 10 Paesi (dal Malawi ad Haiti), con unità per il trattamento della malattia, campagne di vaccinazione e prevenzione. Mentre parliamo dell'emergenza sul numero 365 di Focus in edicola ora, qui facciamo il punto della situazione in alcuni Paesi.
Le ragioni dell'emergenza. Il colera è causato dal batterio Vibrio cholerae: causa diarrea, vomito, crampi e dà una disidratazione che può portare rapidamente alla morte. Può essere però trattato con una reidratazione e le cure tempestive possono salvare oltre il 99% dei pazienti.
Il batterio è presente nelle feci e, se le acque reflue contaminate raggiungono l'acqua che viene bevuta o gli alimenti, la malattia può diffondersi in modo molto rapido. Per questo l'emergere di focolai può essere legato al cambiamento climatico: la siccità può ridurre la quantità di acqua potabile, costringendo le persone a usare fonti non sicure, mentre cicloni e inondazioni facilitano la diffusione del batterio nelle acque.
Crisi politiche e conflitti fanno mancare la manutenzione delle infrastrutture fognarie e dell'acqua potabile, e possono far spostare masse di persone in campi profughi. A ciò si è aggiunta la scarsità di vaccini orali contro il colera, perché la produzione non poteva far fronte alle aumentate esigenze.


- Malawi. Il Paese africano sta affrontando la più grave epidemia di colera nella sua storia, con circa 37mila casi e oltre 1.200 morti da quando l'epidemia è stata dichiarata nel marzo scorso. Il Malawi è uno dei Paesi dove il colera è endemico, con focolai nella stagione delle piogge (da novembre a marzo), ma l'emergenza questa volta si è estesa. E preoccupa l'alto tasso di mortalità, attorno al 3%. L'epidemia è partita dopo che il Paese è stato colpito dalla tempesta tropicale Ana (gennaio 2022) e dal ciclone Gombe (marzo 2022), col loro seguito di inondazioni. "Quando la tempesta tropicale Ana ha colpito il sud del Malawi, noi di Msf siamo andati nel distretto di Nsanje per rispondere all'emergenza. Dopo le inondazioni, e considerata la scarsità delle condizioni sanitarie e dell'acqua potabile, abbiamo capito subito che c'era il rischio di diffusione del colera", ha commentato Marion Pechayre, che dirige la missione di Medici Senza Frontiere in Malawi.
- Camerun. Un altro dei Paesi africani colpiti, con un'epidemia in corso dall'ottobre 2021. Per contenere e rallentare l'epidemia, Msf ha per esempio supportato le autorità nell'identificazione dei casi e nelle vaccinazioni nelle aree colpite.
- Repubblica Democratica del Congo. I combattimenti tra esercito e gruppi armati hanno costretto alla fuga
decine di migliaia di persone. E i casi di colera sono aumentati rapidamente nella regione di Nyiragongo, dove i campi per sfollati accolgono le persone che hanno dovuto abbandonare i villaggi, ammassate in condizioni precarie. - Siria. In questo Paese martoriato dalla guerra e ora anche dal tremendo terremoto, dall'agosto del 2022 sono stati riportati oltre 77.000 sospetti casi di colera (molti nei campi che accolgono gli sfollati interni). Una delle conseguenze della guerra, che ha distrutto le infrastrutture dell'acqua. E gli esperti avvertono che, con il terremoto, c'è il rischio di un'ulteriore diffusione della malattia.
- Libano. Nell'ottobre 2022 è stato diagnosticato il primo caso di colera nel Paese, dopo che l'ultimo era stato registrato nel 1993. In un momento in cui la crisi economica ha tra l'altro indebolito il sistema sanitario, la malattia si è allargata e a gennaio del 2023 i casi sospetti e confermati erano oltre 6.000 (con un tasso di mortalità dello 0,37%). Haiti. Dopo l'epidemia di colera che tra il 2010 (10 mesi dopo il terremoto che uccise oltre 200mila persone) e il 2019 ha contagiato oltre 800mila persone e fatto circa 10mila vittime, Haiti – stretta in una crisi socioeconomica e politica - ha visto il ritorno della malattia dallo scorso settembre.
- Haiti. Dopo l'epidemia di colera che tra il 2010 (10 mesi dopo il terremoto che uccise oltre 200mila persone) e il 2019 ha contagiato oltre 800mila persone e fatto circa 10mila vittime, Haiti – stretta in una crisi socioeconomica e politica - ha visto il ritorno della malattia dallo scorso settembre.