Salute

L'effetto placebo funziona se hai certe proteine nel sangue

Alcune proteine plasmatiche giocherebbero un ruolo fondamentale nel modo in cui il nostro corpo reagisce a un placebo.

La risposta del nostro corpo a un placebo potrebbe dipendere dalla presenza di alcune proteine nel nostro plasma: è quanto emerge da uno studio tedesco pubblicato su Plos One, che ha rilevato 74 proteine che sarebbero connesse al modo in cui il nostro corpo risponde a una finta cura. Negli ultimi vent'anni la ricerca sul tema si è concentrata sul comprendere quali regioni cerebrali venissero coinvolte nell'effetto placebo, e in che modo i geni potessero influenzare la risposta di un paziente a una terapia "finta", ma nessuno fino ad ora aveva indagato il ruolo delle proteine.

Lo studio. Dopo aver indotto la nausea in cento volontari, i ricercatori hanno provato a curarla in tre modi diversi: dieci volontari hanno ricevuto stimoli elettrici in alcuni punti del polso tramite la terapia TENS (Transcutaneous Electrical Nerve Stimulator, Stimolazione Elettrica Nervosa Transcutanea); sessanta si sono sottoposti a una falsa terapia TENS, con stimoli elettrici minimi o assenti; gli altri trenta volontari non hanno ricevuto alcuna cura.

merito delle proteine. Gli studiosi hanno quindi analizzato i campioni sanguigni di chi aveva sperimentato una riduzione della nausea di almeno un 50% dopo il "finto" trattamento TENS, rilevando la presenza di 74 proteine connesse all'effetto placebo. Studiando i livelli di queste proteine, alcune delle quali giocherebbero un ruolo importante nel controllo delle infiammazioni nel nostro corpo, si potrebbe capire quali sono i soggetti più inclini a rispondere positivamente a un placebo. «In futuro, potremmo riuscire a curare le infiammazioni tramite un placebo», afferma Kathryn Hall, ricercatrice della Harvard Medical School che non ha partecipato allo studio.

una scoperta importante. Questa scoperta avrebbe implicazioni importanti anche per quanto riguarda lo sviluppo di nuovi farmaci: durante gli studi clinici si potrebbero infatti selezionare volontari "immuni" a un placebo, in modo da non ottenere risultati falsati.

Sapendo inoltre se un paziente reagisce positivamente a una terapia placebo, un medico potrebbe decidere di prescrivergli farmaci più leggeri o in dosi minori: «Dobbiamo capire in che modo utilizzare il placebo per migliorare il modo in cui curiamo i nostri pazienti», sostiene Hall.

9 ottobre 2020 Chiara Guzzonato
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