La più grave epidemia di Ebola di sempre sarebbe stata veicolata da un piccolo mammifero migratore: il pipistrello della frutta paglierino (
tre specie di pipistrelli (meglio conosciuti come volpi volanti) portatrici sane del virus Ebola, ma sarebbe stato proprio il pipistrello della frutta paglierino a
Meliandoua
e antropologi europei e africani, da tempo impegnato in una ricerca sul campo e le cui conclusioni verranno presto pubblicate in uno studio scientifico.
Per tre settimane gli esperti hanno indagato sulle abitudini degli abitanti della località dove è avvenuto il primo contagio ed esaminato esemplari di fauna locale, fino a identificare nelle colonie migratorie di pipistrelli della frutta i primi vettori del virus (confermando di fatto ciò che si sospettava da tempo).
Un lungo viaggio. Secondo Fabian Leendertz, ricercatore del Robert Koch Institute di Berlino che ha guidato lo studio, il ceppo di virus arrivato in Guinea sarebbe imparentato con il meglio conosciuto Zaire ebolavirus, identificato per la prima volta nella Repubblica Democratica del Congo (qui l'incredibile storia della sua scoperta).
A permettere al virus di viaggiare dall'Africa centrale a quella occidentale sarebbero stati i pipistrelli della frutta paglierini, capaci di migrare per lunghe distanze prima di rifugiarsi in gigantesche colonie vicino ai centri abitati e alle foreste.
Contaminazione. Non bisogna pensare però che la causa del virus risieda in un singolo esemplare capace di coprire, in volo, così tanti chilometri: i pipistrelli della stessa colonia si nutrono degli stessi frutti tropicali, che spesso si trovano a convidere, ed è possibile che il virus abbia viaggiato da un esemplare all'altro, tra una colonia e l'altra, e persino tra diverse specie, mutando di volta in volta mano a mano che si avvicinava.
Il bambino di Meliandoua che per primo è stato contagiato, morto il 6 dicembre 2013 (e seguito a ruota dalla madre, dalla sorella, dalla nonna e da altri membri del suo villaggio) aveva probabilmente mangiato un frutto contagiato dai pipistrelli.
disastri a catena. Le epidemie passate sono legate invece al commercio e al consumo di bushmeat, la carne degli animali della foresta che veicolano il virus - come appunto i pipistrelli.
Questa abitudine di sussistenza rimane viva a Meliandoua, come i ricercatori hanno avuto modo di constatare. Se l'origine del virus nei pipistrelli venisse confermata, le comunità dei villaggi contagiati potrebbero cercare di liberarsi dei chirotteri, uccidendoli. Un gesto che produrrebbe danni ecologici gravissimi, sottolineano gli esperti: i pipistrelli della frutta sono infatti importanti impollinatori.








In Congo. E intanto proprio dalla Repubblica Democratica del Congo arriva un nuovo allarme contagio: si sospetta che 24 persone abbiano contratto il virus, e 13 di queste sono morte. Le prime analisi di laboratorio indicherebbero però che il virus responsabile di questa epidemia apparterrebbe a un ceppo diverso dallo Zaire Ebolavirus, che ha colpito l'Africa occidentale. La paziente zero sarebbe infatti una donna incinta del villaggio congolese di Ikanamongo, che ha cucinato e mangiato bushmeat per poi morire di febbre emorragica, e che non era mai stata in Africa occidentale. Il virus si sarebbe quindi diffuso nella sua comunità.
Il bilancio. La situazione in Congo desterebbe comunque minori preoccupazioni di quella in Guinea, Liberia, Nigeria e Costa d'Avorio perché lo stato dell'Africa centrale sarebbe più preparato a fronteggiare la malattia, di cui si ha una memoria storica. La conta dei morti in Africa centrale ha intanto raggiunto le 1552 persone, su 3.069 contagiati.