La scorsa estate era agli sgoccioli quando il primo decesso da EVALI (e-cigarette, or vaping, product use-associated lung injury), malattia polmonare connessa all'utilizzo di sigarette elettroniche (probabilmente causata dalla vitamina E acetato), preoccupava gli Stati Uniti. Qualche mese dopo è un'altra polmonite, questa volta di origine virale, a salire alla ribalta della cronaca: quella da CoViD-19. Secondo uno studio pubblicato su Laryngoscope Investigative Otolaryngology, le due patologie sarebbero in un certo senso "connesse": i danni polmonari causati dall'EVALI aumenterebbero il rischio di contrarre la CoViD-19 in forma più grave, soprattutto tra i giovani, grandi svapatori e normalmente a basso rischio.
Un'inquietante coincidenza. Confrontando la mappa dei ricoveri da EVALI con quella dei contagi da CoViD-19 negli Stati Uniti, la similitudine salta subito all'occhio: le regioni più colpite dalla EVALI sono spesso quelle più colpite dalla CoViD-19.
Tutto questo, sottolinea l'autore dello studio Willard Harrill, non significa che EVALI e COViD-19 siano legate da un rapporto di causa ed effetto (i casi di EVALI sono oltretutto di gran lunga meno frequenti di quelli di COViD-19), ma suggeriscono che l'uso di sigarette elettroniche potrebbe indirettamente esporre i più giovani a rischi maggiori di soffrire di forme gravi di CoViD-19.
Ignari. La cosa peggiore è che i giovani svapatori, forti di un (presunto) migliore stato di salute derivante dall'età, potrebbero sottovalutare la situazione non ritenendosi una categoria ad alto rischio. Harrill si dice preoccupato: il fatto che i ragazzi non vadano a scuola, non vedano gli amici e siano confinati in casa, farebbe aumentare l'utilizzo di e-cig, e conseguentemente il rischio di soffrire di EVALI.