Salute

Ci sono due nuovi studi promettenti sugli anticorpi monoclonali

In attesa di un vaccino, le versioni sintetiche dei più potenti anticorpi anti covid potrebbero aiutare a contrastare in modo efficace la malattia.

Mentre contiamo i mesi che ci separano da un vaccino anti covid, una speranza concreta contro il coronavirus SARS-CoV-2 potrebbe arrivare dagli anticorpi monoclonali, cloni cellulari prodotti in laboratorio a partire dalle proteine messe naturalmente in campo dal sistema immunitario quando incontra un patogeno. Dall'inizio della pandemia, sono stati selezionati dal plasma dei pazienti guariti i più potenti anticorpi contro il virus della covid, da riprodurre in serie e usare come trattamento o persino come prevenzione dall'infezione. Due nuovi studi sugli anticorpi monoclonali fanno pensare che questa via di contrasto alla pandemia si stia facendo sempre più concreta.

Un aiuto a difendersi. Un cocktail di anticorpi monoclonali prodotto da un'azienda di biotecnologie statunitense, la Regeneron, ha fatto diminuire più velocemente le concentrazioni di SARS-CoV-2 nei pazienti contagiati con sintomi lievi o moderati che non avevano avuto bisogno di ricovero ospedaliero. In una presentazione preliminare di uno studio ancora in corso, che arriverà a coinvolgere 2100 persone con covid non grave, l'azienda ha reso pubblici i dati dei primi 275 soggetti studiati.

Prima di ricevere il mix di anticorpi, i pazienti sono stati suddivisi in due gruppi: coloro che avevano già prodotto anticorpi specifici contro il virus e coloro che ancora non ne avevano prodotti. Gli anticorpi monoclonali sono parsi efficaci soprattutto in chi non aveva ancora organizzato una risposta immunitaria efficace e nei pazienti con alti livelli di virus: in questi casi il cocktail di proteine ha ridotto notevolmente la quantità di virus trovata nei tamponi e alleviato più rapidamente i sintomi.

Se i benefici saranno confermati questa strategia potrebbe essere sfruttata per allontanare l'eventualità di un ricovero ospedaliero: prima però bisognerebbe studiare gli anticorpi dei pazienti per capire chi presenta le più elevate cariche virali e chi non ha ancora montato una risposta immunitaria.

di qui non si passa. Altri due promettenti anticorpi monoclonali capaci di bloccare l'ingresso del SARS-CoV-2 nelle cellule sono stati selezionati da una collaborazione internazionale di ricercatori guidata dall'Università di Washington, cui ha preso parte anche l'Ospedale Sacco di Milano. Le analisi molecolari con la tecnica della microscopia crioelettronica (in cui i campioni vengono portati a temperature molto basse e poi studiati al microscopio) hanno mostrato che gli anticorpi, chiamati S2E12 e S2M11, agiscono in modo leggermente diverso, impedendo al virus di attaccare i recettori ACE2 delle cellule ospiti e bloccando la sua proteina spike di superficie.

Le due proteine sono state selezionate da una rosa di 800 anticorpi isolati da 12 pazienti guariti e si sono dimostrate in grado di prevenire l'infezione nei criceti.

5 ottobre 2020 Elisabetta Intini
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