Salute

8 dubbi su intestino e dintorni

Quanto bene conoscete il sistema digerente e in particolare l'intestino? Alla perfezione, se riuscirete a rispondere correttamente alle 8 domande che vi proponiamo in queste pagine.

Abbiamo provato ad affrontare i più diffusi luoghi comuni sull'intestino e la digestione per confermarli o per smentirli. Approfittando dell’occasione per farvi scoprire alcune caratteristiche del nostro intestino che forse non conoscete ancora.

QUANTO TEMPO CI VUOLE A DIGERIRE? Un pasto a base di carboidrati (per esempio, una porzione di pasta in bianco) esce dallo stomaco circa un’ora dopo l’ingestione. Per una bistecca serve almeno il doppio, mentre un pasto ricco di grassi può richiedere fino a 4 ore di lavoro.

Un pasto completo (un piatto di spaghetti e una fetta di carne ai ferri) è digerito in circa due ore e mezzo: l’avvertimento della nonna sul tempo da attendere prima del bagno, quindi, è sensato, anche se non tutti sono d'accordo.

Se tutto procede come dovrebbe, il cibo (che ora si chiama “chilo”) arriva all’intestino, tratto del sistema digerente che ha il compito di assimilarlo. La prima parte di quest’organo è il duodeno, lungo circa 25 centimetri. Qui si completa la demolizione del cibo, grazie anche alla bile prodotta dal fegato (che emulsiona i grassi, facilitandone l’assorbimento), e al succo che arriva dal pancreas, che è ricco di bicarbonati che tamponano l’acidità residua, e di enzimi che spezzettano le molte molecole ancora troppo grandi per essere assorbite.

A seguire, l’intestino tenue – lungo dai 3 ai 7,2 metri nella donna e dai 4,8 a 7,8 metri nell’uomo – inizia ad assimilare gli alimenti, partendo da zuccheri, acidi grassi, amminoacidi, vitamine e sali minerali. Questa importante funzione è resa possibile grazie alla presenza, sulle pareti di questo tratto, di 4-5 milioni di estroflessioni, chiamate villi, lunghe circa un millimetro.

Nel loro complesso, i villi fanno aumentare la superficie di assorbimento, fino a farle raggiungere i 30 metri quadrati. Una fine inevitabile. È quasi fatta: la digestione volge al termine ed è l’intestino crasso ad adempiere agli ultimi passaggi. In questo tratto del sistema digerente – lungo circa un metro e mezzo, e diviso in cieco, colon e retto – vengono assorbiti acqua ed elettroliti (sodio, potassio, calcio, fosfato), mentre tutto ciò che non è stato possibile digerire fin lì diventa il substrato per la crescita di una moltitudine di batteri, che compongono la microflora intestinale.

La loro azione permette di assimilare ancora dei nutrienti, e al tempo stesso decompone e fermenta ciò che rimane (per esempio, la cellulosa), producendo anidride carbonica, metano e ammoniaca, e formando le feci.

Così, dopo un processo che può variare da 40 a 80 ore, la digestione si completa.

Quanto pesano (in tutti i sensi) i batteri dell'intestino? L’intestino non è il solo a lavorare alla digestione e all'assorbimento del cibo per l’organismo: lo aiuta una popolazione di microbi che svolge attività metaboliche e nutrizionali, ha funzione protettiva e stimola la risposta immunitaria di fronte all’attacco di agenti patogeni residenti o arrivati dall’esterno.

Questo importantissimo gruppo di microrganismi dell’intestino si chiama microbiota e arriva a pesare circa 1 chilogrammo e mezzo. Ma il suo "peso" è soprattutto un altro: le circa 500 specie di batteri che popolano l'intestino (divise in 45 generi e 14 famiglie) formano un ecosistema fondamentale per la nostra salute e sono importantissimi. Stimolano la produzione di anticorpi e mantengono efficienti le difese immunitarie nel caso di un attacco al nostro organismo. Si stima infatti che il 70% delle cellule che compongono il nostro sistema immunitario si trovi proprio nell’intestino.

Ma i famosi probiotici servono a qualche cosa?

I prodotti probiotici (dal greco pro e bios, cioè “a favore della vita”) sono quelli che contengono particolari microrganismi (in grado di esercitare funzioni benefiche per la nostra salute. Si tratta di particolari ceppi batterici (in particolare ceppi specifici di lattobacilli o bifidi) che resistono agli acidi gastrici e arrivano vivi nell’intestino. Questi microrganismi proteggono la mucosa intestinale, stimolando la regolazione biochimica e immunologica. Inoltre, i batteri probiotici contrastano i microbi patogeni che, in particolari stati di debolezza o debilitazione, possono proliferare nell’intestino.

I batteri probiotici, che in commercio si trovano principalmente nei latti fermentati e, più raramente, in alcune margarine e formaggi freschi, appartengono generalmente a due generi: i lattobacilli e i bifidobatteri.

L’alimento probiotico “per essere in regola” deve inoltre specificare in etichetta la specie e il ceppo batterico, nonché il numero di fermenti probiotici non inferiori a un miliardo per dose giornaliera.

Il modo migliore per avere un microbiota ricco e sano è aumentare la biodiversità con i probiotici. In generale, in questo modo nel nostro apparato digerente si forma un sistema più completo e non dominato da pochi organismi aggressivi. E, anche se gli studi sono ancora preliminari, un aumento della complessità del microbiota sembra influire anche sull’umore.

LE BIBITE GELATE FANNO MALE? Sì, perché raffreddano lo stomaco e impediscono l’afflusso del sangue. Con il freddo, anche i movimenti peristaltici e la secrezione dei succhi gastrici rallentano (o si interrompono del tutto) e la digestione non può proseguire. Il corpo può reagire rigettando ciò che non riesce più a digerire, ma lo shock può anche provocare uno svenimento.

SI PUÒ DIGERIRE A TESTA IN GIÙ? Sì, perché a far andare il cibo dalla bocca allo stomaco (e dallo stomaco all’intestino) non è solo la forza di gravità, ma sono soprattutto i movimenti (detti peristaltici) del tubo digerente, una sorta di onda che si propaga alternando contrazioni e dilatazioni delle pareti. Altrimenti non si spiegherebbe come farebbero a sopravvivere gli astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS):

Tuttavia, per chi ha la digestione difficile, la forza di gravità aiuta. Ecco perché si consiglia di non coricarsi subito dopo i pasti, trascorrendo invece qualche decina di minuti in piedi o seduti.

Perché singhiozziamo? Il singhiozzo è una contrazione involontaria e ripetuta del diaframma, accompagnata dalla brusca chiusura della glottide ad ogni spasmo, che produce il caratteristico suono “hic”. La funzione di questo fenomeno non è però chiara.

Secondo Daniel Howes, medico della Queen’s University (Canada), potrebbe servire a eliminare aria dallo stomaco. Infatti, ciascun sussulto comporta una contrazione del torace che produce l’aspirazione di aria dall’addome. In passato si era pensato che il singhiozzo potesse facilitare la discesa del cibo nell’esofago, dato che si verifica più spesso quando i bocconi non vengono ingeriti nel modo corretto. Tuttavia, questo non spiega perché sia presente anche nei neonati, che ingoiano solo alimenti liquidi. Anzi, il fatto che sia molto più frequente nell’infanzia fa pensare a un fenomeno particolarmente utile da piccoli, che poi si ripresenta occasionalmente, e in modo fastidioso, anche da adulti.

Howes paragona il singhiozzo a un ruttino: sarebbe cioè un riflesso fondamentale per la sopravvivenza dei piccoli mammiferi, che nutrendosi di latte devono continuamente coordinare la suzione con la respirazione e ciò fa sì che possano facilmente ingerire aria. Svuotato dall’aria in eccesso, lo stomaco può accogliere più latte e questo permette un maggiore apporto di nutrienti.

In genere il singhiozzo dura pochi minuti e poi scompare. In rari casi, però, per fermarlo servono farmaci antispastici, che rilassano i muscoli, o sedativi. Contro il singhiozzo più lungo della storia, registrato nel Guinness, non funzionò nulla: lo statunitense Charles Osborne lo ebbe per 68 anni, dal 1922 al 1990. Morì un anno dopo l’ultimo “hic!”, a 97 anni.

QUANTO SI DILATA LO STOMACO? Il limite è soggettivo. Tuttavia, in una persona adulta, lo stomaco può espandersi fino a raggiungere, da 3-4 litri, una capacità di circa 10 litri. Anche se è un caso piuttosto raro, può capitare in caso di pasti molto abbondanti e digestione lenta.

Oppure quando si abusa di bibite gassate: una lattina di birra da 33 cl, infatti, può contenere fino a 1,5 litri di gas (a pressione atmosferica). Ma basta avere pazienza e, salvo complicazioni, nel giro di qualche ora lo stomaco si svuota e torna allo stato iniziale.

Si può scoppiare per aver mangiato troppo? Sono stati descritti casi di rottura dello stomaco dopo abbondanti abbuffate. Quasi sempre il fenomeno si è verificato dopo che il malcapitato aveva preso del bicarbonato per digerire: infatti, il gas prodotto da questa sostanza fa aumentare la pressione sulle pareti dell’organo che, già molto gonfio per il cibo, può così danneggiarsi.

La rottura dello stomaco è comunque molto rara, perché quando si comincia a eccedere a tavola al cervello arriva un segnale di sazietà che dovrebbe far smettere di mangiare. Allo stesso tempo, la valvola che si trova tra lo stomaco e l’esofago si rilassa per fare uscire l’aria e permettere di allentare la pressione sulle pareti. Se invece si continua a mangiare, si attivano altri meccanismi di difesa – come il dolore, la nausea e il vomito – che dovrebbero preservare l’integrità dell’organo.

8 ottobre 2018
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