Milano, via Filippo Corridoni 41, ore 4:45 del 20 luglio 2002: Ruggero Jucker, 36 anni, incensurato, veniva fermato dalla polizia nell'androne dello stabile nudo e sporco di sangue in evidente stato confusionale mentre urlava «sono Osama Bin Laden». Poco dopo il corpo di Alenya, la sua compagna, veniva trovato senza vita in bagno, uccisa con un coltello da sushi. Nonostante i vicini descrivessero Ruggero come irreprensibile, molto gentile e innamoratissimo di Alenya, due giorni dopo egli diceva al magistrato di averla uccisa, ma di non saperne spiegare il perché, senza memoria lucida dell'evento di quella notte in cui si descriveva come «fuori di testa» in preda a raptus.
Superspinello. Gli esami tossicologici avrebbero poi dimostrato che Ruggero aveva fumato un superspinello, con un contenuto di sostanza attiva (quella che dà l'effetto euforizzante), il tetraidrocannabinolo (Thc), di circa 38 mg, contro un livello medio di Thc negli spinelli normali di cannabis sativa (la pianta da cui si ricava la marijuana) allora circolante fra 5 e 35 mg. In base alle conoscenze di allora nessuno credette che un "innocuo" spinello potesse essere responsabile di un delitto.
Oggi molte cose sono cambiate. A 10 anni di distanza la ricerca ha trovato molte risposte ai fatti di quei giorni. Gli studi hanno infatti ampiamente dimostrato che, negli individui predisposti (circa 1 su 4), l'uso cronico di cannabis è in grado di scatenare crisi psicotiche. Ma oggi si accumulano le prove che il rischio psicosi aumenti in chi usa skunk, il nuovo tipo di cannabis prodotto in serra. Ed è ancora più elevato per chi fa uso di spice, contenenti cannabinoidi artificiali e ciononostante venduti su Internet come legali.
Per capire che cosa sappiamo di più bisogna tornare al cervello. «Tutte le sostanze d'abuso, cannabis compresa, per essere tali devono attivare il sistema dopaminergico, cioè quel sistema che dà piacere», spiega Fabrizio Schifano, psichiatra delle dipendenze. «Ci sono sostanze, come la cocaina, che lo innescano direttamente. Altre, come i cannabinoidi, che agiscono in modo indiretto». E continua: nei neuroni infatti c'è un recettore, una sorta di serratura, il CB1, o recettore dei cannabinoidi. Questa serratura è lì perché il corpo umano produce quantità minime di endocannabinoidi, cioè analgesici naturali, come per esempio l'anandamide. In questo recettore si inserisce però anche il Thc, la sostanza attiva contenuta nella cannabis sativa, che così permette un maggior rilascio di dopamina, il neuromessaggero del piacere.
Usando la marijuana di derivazione naturale, la quantità di Thc in uno spinello medio è stimabile intorno ai 30-40 mg, quindi relativamente bassa.
Inoltre nella cannabis sativa naturale, oltre al Thc ci sono una cinquantina di composti, fra i quali il cannabidiolo (Cbd), che ha azione antipsicotica naturale, e blocca il rilascio della dopamina. In pratica, se piccole dosi di Thc nella cannabis fanno da acceleratore del piacere, il Cbd fa da freno e questo spiega perché la cannabis abbia fama di essere innocua.
L'Italia è zona di transito e consumo: alla cannabis delle colture tradizionali (Afghanistan, Marocco ecc.), si è affiancato lo skunk delle serre europee, a maggiore contenuto di Thc e venduto su Internet. Il business italiano degli stupefacenti vale 14 miliardi di euro. Ma la crisi economica e i deterrenti introdotti (test obbligatori per lavoratori con mansioni a rischio ecc.) hanno colpito il mercato: secondo le rilevazioni del Dipartimento per le politiche antidroga (Dpa) i consumatori sono scesi da 3,9 milioni del 2008 a circa 2,9 nel 2010. E la riduzione dei prezzi conferma la tendenza: 1 g di skunk olandese costa 20-30 €, 1 g di cannabis nord africana 8-9 €.
Nonostante questo, in alcuni soggetti (20-25% della popolazione) la cannabis può creare problemi. «Se si va a guardare gli studi del consumo cronico di cannabinoidi, si trova un aumento del rischio di schizofrenia da 3 a 6 volte. Se su 100 non fumatori il rischio di psicosi è dello 0,5-1%, fra i fumatori cronici di cannabis l'incidenza di psicosi è del 3%» continua Schifano. Negli ultimi anni, però, si è diffuso un nuovo tipo di cannabis, con vari nomi (skunk, super skunk, netherweed, sinsemilla, erba olandese), coltivata in serra, sotto lampade che forniscono una insolazione artificiale costante.
Oggi sul mercato si trova cannabis naturale venduta come skunk e viceversa. Sono apparentemente indistinguibili, ma lo skunk è frutto di particolari incroci e ha caratteristiche diverse dalla "vecchia" cannabis: il singolo spinello medio non contiene più i 30 mg di Thc della cannabis sativa normale, ma i 120-150 mg di Thc dello skunk. E le nuove piante non producono più il freno naturale presente nella cannabis, il cannabidiolo. Schifano sta studiando i decessi inglesi degli ultimi 14 anni. «Quando pubblicherò i dati non si potrà più dire che non si muore di overdose da cannabis», afferma.
Spice drug. A partire dal 2008 sono poi comparse anche le spice drug, vendute sotto le mentite spoglie di incenso profumato, sali da bagno o erbe "legali". Ma intrise di sostanze chimiche progettate in laboratorio per entrare nel recettore CB1 e scatenare effetti da 5 a 30 volte più potenti del Thc. Si acquistano on line: nel 2011 l'Osservatorio europeo delle droghe (Oedt) ha individuato 600 negozi e ben 41 nuove sostanze. Impossibile tenere loro dietro: non sono individuabili nelle urine. E uccidono.