C'è urgente bisogno di seguire, valutare e curare anche i guariti dalla covid: secondo uno studio condotto dal San Raffaele di Milano, oltre la metà delle persone che hanno ricevuto una qualche forma di trattamento ospedaliero per CoViD-19 riporta almeno un sintomo di disturbi come ansia, depressione, stress post-traumatico, insonnia o altre manifestazioni. La storia personale di ciascuno, la durata del ricovero e anche il genere del paziente influiscono sull'entità di questi strascichi, che vanno trattati prima che possano degenerare in condizioni croniche fortemente debilitanti.
tracce persistenti. I ricercatori hanno indagato sulla presenza di sintomi di natura psichiatrica in 402 persone dell'età media di 58 anni guariti dalla covid, 265 dei quali uomini. Per 300 pazienti si era reso necessario il ricovero in ospedale, mentre un centinaio era stato seguito dai medici dell'ospedale nelle proprie case. Le valutazioni sono state condotte attraverso colloqui clinici e questionari di autovalutazione. Il 56% dei soggetti seguiti ha riportato un punteggio clinico compatibile con almeno un disturbo mentale: stress post-traumatico nel 28% dei casi, depressione nel 31%, ansia per il 42% degli intervistati. Il 40% ha dichiarato di soffrire di insonnia, il 20% ha manifestato i sintomi di un disturbo ossessivo-compulsivo (caratterizzato da pensieri intrusivi, oltre a comportamenti rituali e ripetitivi).
Chi soffre di più. Le donne sembrano più soggette alle conseguenze psichiatriche della malattia, nonostante siano in genere colpite da forme meno gravi dell'infezione: «Questo conferma quello che già sapevamo, ossia la maggiore predisposizione della donna a poter sviluppare disturbi della sfera ansioso-depressiva, e ci conduce a ipotizzare che questa maggiore vulnerabilità possa essere dovuta anche al diverso funzionamento del sistema immunitario nelle sue componenti innate e adattive», spiega Francesco Benedetti, psichiatra che coordina l'Unità di ricerca in Psichiatria e psicobiologia clinica dell'IRCCS Ospedale San Raffaele.
Chi aveva già alle spalle una storia di diagnosi psichiatriche ha visto questi sintomi peggiorare. Ma il dato forse più sorprendente è che i pazienti assistiti nel proprio domicilio sono risultati soffrire più degli altri di ansia e disturbi del sonno, mentre la durata del ricovero è inversamente proporzionale a sintomi di stress post-traumatico, depressione, ansia e disturbi ossessivo-compulsivi. Il team spiega così questo aspetto: «Considerando la maggiore gravità della covid nei pazienti ospedalizzati, le osservazioni suggeriscono che un minore supporto sanitario - che è ciò che è successo ai pazienti seguiti a casa - potrebbe aver aumentato l'isolamento sociale e la solitudine tipici della pandemia».
Si conferma quindi l'importanza della presenza del personale (medico, infermieristico e di supporto) per lenire la solitudine e il senso di spaesamento tipici della covid.
Le cause. All'origine dei disturbi potrebbero esserci gli stati infiammatori associati alla malattia e legati alla risposta immunitaria dell'organismo. È noto infatti che gli stati infiammatori, anche conseguenti a infezioni virali, sono fattori di rischio per disturbi come la depressione. Ma un impatto importante potrebbero averlo avuto anche fattori sociali, come lo stress psicologico associato a una condizione sconosciuta e potenzialmente letale, l'isolamento forzato da parenti e personale medico, la paura di trasmettere il virus ad altri, il pregiudizio che purtroppo sempre ruota attorno a chi è malato.