Nel mondo la cattiva alimentazione uccide più di fumo, droga e alcol messi assieme. E di circa 7 miliardi di persone che popolano il Pianeta, quasi la metà mangia troppo, oppure troppo poco, e spesso anche male. Parte anche da questi numeri l'idea di fondare, a Milano, l'Italian Institute for Planetary Health, frutto della collaborazione fra Istituto Mario Negri e Università Cattolica, che indagherà le complesse relazioni che legano la dieta e la produzione dei cibi alla salute delle persone e a quella del Pianeta.
Quali progetti? Con il sostegno della rivista medica Lancet, il cui direttore, Richard Horton, è stato fra i primi a capire quanto il legame fra l'uomo e il suo ambiente sia stretto, il neonato istituto ha già in cantiere una ventina di progetti di ricerca, alcuni dei quali volti a identificare i cibi che potrebbero avere un impatto maggiore sulla nostra salute (insetti inclusi), e le diete che potrebbero costituire un modello da seguire.
Se infatti la dieta mediterranea continua a essere riconosciuta fra quelle più salutari, volgendo lo sguardo oltre i nostri confini non mancano altri esempi virtuosi.
Giuseppe Remuzzi, direttore del Mario Negri, elenca le tradizioni alimentari dell'India, di certe regioni della Cina e dell'Africa, e la particolarità di un'area remota della foresta Amazzonica, fra Brasile e Venezuela, dove vivono, isolati dal resto del mondo, gli Yanomami, popolazione che sembra immune alla pressione alta.
Protetti dal cibo. «Si pensava che l'ipertensione fosse una condizione legata all'età, ma questo popolo ci dice che non è così ed è probabile che a proteggerli sia proprio l'alimentazione» spiega Remuzzi. «In Amazzonia infatti cresce la palma Euterpe oleracea, i cui frutti - le bacche di Acai - sono il cibo con la concentrazione più elevata di antiossidanti che si conosca. Esistono studi che suggeriscono che questi frutti esercitino molti benefici, fra cui quello di prevenire in modo davvero efficace l'ipertensione. Sarà interessante verificarlo».
Altre ricerche avranno invece l'obiettivo di capire quali sono gli alimenti "di casa nostra" più utili, e quanto i loro benefici sono condizionati dal Dna di ciascuno. Per esempio, «oltre ad avere spiccate proprietà antitumorali, il gambo dei broccoli protegge la salute dei reni» prosegue Remuzzi; «ma l'effetto non è uguale per tutti e potrebbe dipendere dalla conformazione genetica di chi se ne nutre.
Qualcosa di simile accade anche con il resveratrolo del vino rosso, che è protettivo per il cuore soltanto per chi possiede certi geni».
Dieta e invecchiamento. «Fra i progetti in fase di avvio, alcuni riguarderanno la relazione fra alimentazione e invecchiamento, partendo da un'analisi di quanto sta accadendo in Italia» aggiunge Walter Ricciardi, ordinario di Igiene generale e applicata all'Università Cattolica. «La dieta mediterranea infatti è uno dei fattori che rende il nostro Paese particolarmente longevo. Tuttavia in tanti, soprattutto fra i giovani, la stanno abbandonando e iniziamo a vederne gli effetti».
Un dato su tutti: il 30% dei bambini italiani è ormai in sovrappeso oppure obeso e questa condizione predispone a numerose malattie croniche anche nella vita adulta. I ricercatori lavoreranno per comprendere le cause del fenomeno e per mettere a interventi utili a invertire la rotta.