La pandemia di COVID-19 ha colpito più duramente le persone affette da diabete, ma le cause di questo aumentato rischio sono rimaste a lungo poco chiare, perché il diabete colpisce più spesso le persone in età avanzata e si accompagna frequentemente anche ad altre patologie. È il diabete in sé, a costituire un fattore di rischio, o sono invece l'anzianità e le malattie pregresse ad aggravare il quadro clinico di partenza? Un'analisi di Diabetes UK basata sui dati del National Health Service britannico e ripresa su The Conversation fa luce sulla questione, e svela un aspetto inaspettato del legame tra COVID-19 e diabete.
Forme più aggressive. Non sappiamo se le persone affette da diabete abbiano maggiori probabilità di contrarre la COVID-19; quel che è certo è che tra di esse si è registrata una percentuale allarmante di pazienti ricoverati in ospedale con sintomi gravi dell'infezione. Nel Regno Unito, il 25% dei pazienti COVID ospedalizzati tra febbraio e aprile soffriva di diabete. Una persona su quattro tra i morti per COVID in Gran Bretagna aveva il diabete. L'aumento del rischio legato a questa malattia è notevole ma non sorprende, perché il diabete predispone a esiti più sfavorevoli in tutte le infezioni, compresa l'influenza.
Peggio con il diabete di tipo 1. La sorpresa riguarda invece il tipo di diabete associato ai rischi maggiori: le persone con diabete di tipo 1 hanno una probabilità tre volte e mezzo più alta rispetto al resto della popolazione di morire in ospedale con COVID-19, mentre per chi soffre di diabete di tipo 2 questo rischio è "solo" due volte più elevato. Alcuni si aspettavano il contrario, perché il diabete di tipo 2 riguarda più spesso pazienti anziani ed è di frequente associato ad altre condizioni come obesità o problemi cardiovascolari, già di per sé fattori di rischio per forme gravi di COVID. Perché questa differenza?
Le possibili motivazioni. Una possibile spiegazione è che la durata della convivenza con il diabete possa influire sull'esito della COVID-19. A differenza del diabete di tipo 2, quello di tipo 1 viene diagnosticato in età giovanile: è dunque più probabile che un paziente COVID con questa forma di diabete ne soffra da più tempo, e che abbia già sviluppato alcune delle complicanze legate alla malattia come problemi al cuore e ai reni.
Inoltre, il diabete di tipo 1 ha una forte componente autoimmune: per qualche ragione, il sistema immunitario inizia ad attaccare le cellule del pancreas che producono insulina, l'ormone che permette all'organismo di utilizzare gli zuccheri presenti nel sangue.
Al contrario il diabete di tipo 2 non coinvolge il sistema immunitario. L'insulina viene prodotta comunque, ma l'organismo sviluppa resistenza alla sua azione. Poiché la COVID-19 è strettamente legata (non si sa bene in che modo) alla reazione immunitaria dell'organismo, questo fattore potrebbe essere parte della spiegazione.
Infine, gli alti livelli di zuccheri nel sangue sembrerebbero aumentare il rischio di COVID-19, e nei pazienti con diabete di tipo 2 la glicemia è più spesso elevata per le caratteristiche stesse della malattia. In più durante un'infezione è più difficile regolare gli zuccheri nella circolazione sanguigna.
Come proteggersi. Per i pazienti affetti da diabete si raccomandano le misure di prevenzione (distanziamento, mascherine e igiene delle mani) suggerite al resto della popolazione, oltre a una particolare attenzione nel mantenere nel giusto intervallo i valori della glicemia, una sfida non facile, in un contesto che ha completamente rivoluzionato le abitudini di vita.