Possiamo stare qualche settimana senza mangiare cibi solidi, ma senza bere il corpo va in tilt in pochi giorni. Accade perché siamo fatti di acqua: ogni singola cellula ne è letteralmente piena, il 60-70% del nostro peso è composto da liquidi (da bambini perfino di più, si arriva al 75%). L'acqua garantisce che tutto il corpo funzioni ed è il fiume interno in cui tutto scorre: essendo la principale molecola del sangue, essa trasporta i nutrienti e l'ossigeno alle cellule e porta via scorie e tossine, poi eliminate tramite le urine.
Organi galleggianti. È inoltre indispensabile per digerire e per mantenere costante la temperatura interna, ed è un cuscinetto ammortizzatore nelle articolazioni e in organi delicati, come l'occhio e il cervello, che letteralmente "galleggia" nel liquido. Se perdiamo più acqua di quella che introduciamo, ci disidratiamo.
Basta perdere il 7% dei liquidi per avere le allucinazioni, con il 10% in meno si entra in coma. Ma anche una disidratazione più leggera fa male. Se abbiamo perso dal 2 al 5% della nostra riserva idrica siamo più stanchi, deconcentrati, di umore nero e vittime di frequenti mal di testa. La disidratazione, poi, compromette la funzionalità muscolare, portando a crampi e ad alterazioni nell'attività di uno dei muscoli più importanti, il cuore, con la comparsa di tachicardia. Più spesso però la disidratazione è lieve, ma cronica.
Disidratazione: i segnali. E quindi subdola e difficile da riconoscere: i segnali possono essere la stitichezza (perché l'intestino assorbe tutta l'acqua che può dalle feci, che si induriscono) e qualche infortunio di troppo (perché i muscoli sono affaticati e cartilagini e articolazioni all'asciutto vanno incontro più facilmente a distorsioni, stiramenti e così via). Inoltre, la pelle diventa secca e può comparire l'acne, perché non si riescono a eliminare le tossine a dovere. L'indicatore più evidente è ovviamente la sete, accompagnata dalla bocca secca: compare già quando la disidratazione è allo 0,5% ma alcuni la sentono meno.
Una spia infallibile è il colore delle urine: se sono trasparenti o giallo paglierino è tutto a posto, se sono scure significa che bisogna bere, perché i reni stanno cercando di risparmiare acqua. Questi organi infatti sono la centrale di smistamento principale dei fluidi del corpo, e devono mantenere il giusto equilibrio. Spiega Giuliano Brunori, presidente della Società italiana di nefrologia: «Quando l'acqua scarseggia, i reni la risparmiano e concentrano le urine, ma ciò aumenta il rischio che si formino calcoli, perché le sostanze nelle urine possono precipitare più facilmente e aggregarsi in "sassolini".
Se poi la disidratazione si protrae, il volume del sangue scende, i reni sono poco irrorati e quindi funzionano male, fino all'insufficienza o al blocco».
Le necessità di acqua cambiano a seconda dello stile di vita, delle caratteristiche individuali e delle condizioni esterne: chi mangia molto saporito deve bere di più, per eliminare l'eccesso di sale. Lo stesso vale per chi fa sport e deve reintegrare i liquidi persi sudando. «Molto critica è la temperatura corporea, perché per ogni grado in più perdiamo circa un litro d'acqua: con una febbre a 38, quindi, il fabbisogno sale a tre litri», dice Brunori. «Qualcosa di simile accade quando fa molto caldo: in inverno può bastare anche un litro d'acqua al giorno, in estate invece ne serve parecchia di più».
Insufficienza renale. L'idratazione è ancora più importante durante le ondate di calore, ovvero i periodi caratterizzati da temperature particolarmente elevate, sempre più frequenti per via del cambiamento climatico. «In quei giorni si può verificare una disidratazione temporanea che può compromettere la funzionalità dei reni e contribuire alla comparsa di un'insufficienza renale», conclude l'esperto. «I più a rischio sono gli anziani, che avvertono meno la sete e difficilmente bevono a sufficienza».