Salute

Perché il desametasone non sembra indicato per i casi leggeri di covid

Per il suo modo di agire il desametasone, il farmaco che sembra ridurre la mortalità per covid, potrebbe comportare rischi per i pazienti meno gravi.

La notizia accolta ovunque con un sospiro di sollievo di un farmaco finalmente efficace nel ridurre la mortalità per la COViD-19, si arricchisce ora di alcuni importanti precisazioni: il desametasone, l'antinfiammatorio che fa calare di un terzo la letalità della covid nei pazienti costretti a ventilazione meccanica, non sembra però indicato per chi ha contratto l'infezione in forma lieve. È quanto sembra emergere dallo studio coordinato dall'Università di Oxford, ora consultabile online anche se non ancora sottoposto a revisione. Il farmaco steroideo già impiegato contro alcune condizioni autoimmuni fa la differenza nelle situazioni più critiche della malattia da coronavirus, quando il paziente ha bisogno di ossigeno, ma potrebbe comportare un lieve rischio aggiuntivo in chi non ha bisogno di un supporto respiratorio.

Non per tutti. Nel corso del trial RECOVERY condotto nel Regno Unito, il desametasone è stato somministrato a circa un terzo di 6.425 pazienti covid e ha dato benefici a chi accusava sintomi seri da almeno una settimana, riducendo di un terzo la mortalità tra chi era collegato a ventilatore polmonare e di un quinto tra chi non era intubato ma riceveva ossigeno supplementare. Tuttavia, nei pazienti che non necessitavano di supporto respiratorio e che hanno ricevuto il farmaco, il tasso di decessi è risultato lievemente superiore rispetto al gruppo di controllo, nonostante la differenza non fosse statisticamente significativa.

Al momento giusto. Se fosse confermato (ma occorreranno altri studi per avere risposte definitive) il fatto che il farmaco agisca in modo diverso nelle diverse fasi della malattia sarebbe compatibile con i suoi effetti antinfiammatori, e con il decorso "classico" dell'infezione. I casi più gravi di covid sono caratterizzati da un'iperattivazione del sistema immunitario e da una tempesta di citochine, proteine che regolano i meccanismi difensivi dell'organismo e che possono danneggiare i tessuti - inclusi quelli polmonari. In questa ultima fase della malattia, i danni maggiori arrivano dal sistema immunitario e non dal virus.

Al contrario, nella prima fase, è il virus il principale nemico, e il sistema immunitario è ancora un alleato. Metterlo a tacere proprio mentre sta cercando di aggredire il SARS-CoV-2 può risultare controproducente. Gli steroidi (farmaci che simulano l'attività biologica degli ormoni naturali) come il desametasone esercitano un'azione antinfiammatoria che attenua la risposta immunitaria. Ecco perché sono utili per alcune patologie autoimmuni, ma sono stati somministrati con cautela - e comunque in dosi minime - contro la covid.

Secondo gli esperti, non è consigliato il loro utilizzo ambulatoriale, nonostante l'ampia disponibilità e la facilità di somministrazione. Usati nei casi lievi rischiano di recare più danno che beneficio, e non sembrano indicati neanche a scopo preventivo.

In ogni caso, se il loro effetto salvavita anche solo su una porzione di pazienti gravi sarà confermato, il loro utilizzo sarà una grande vittoria per tutti.

28 giugno 2020 Elisabetta Intini
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