La Food and Drug Administration, l’equivalente a stelle e strisce del nostro Ministero della Salute, ha recentemente approvato la più evoluta protesi per arti superiori mai costruita fino ad oggi.
Dal Segway alla bionica
Progettata da Dean Kamen, l’inventore del Segway, la protesi è controllata dal pensiero dell’utilizzatore e gli consente di portare a termine 10 movimenti complessi. Non moltissimi, ma sufficienti per per permettere a un disabile di mangiare da solo, vestirsi, versarsi un bicchiere di acqua.
Deka Arm, questo il nome del rivoluzionario dispositivo, ha lo stesso peso e le stesse dimensioni di un arto vero ed è controllata dalle contrazioni dei muscoli che si trovano vicino al punto di innesto con il moncherino. E’ quindi sufficiente che l’utilizzatore pensi di voler afferrare un oggetto o compiere un gesto perchè i segnali elettrici provenienti dal suo cervello vengano captati dai sensori della protesi. Il processore integrato nel dispositivo interpreta questi segnali e aziona i micromotori che fanno muovere le diverse parti dell’arto robotico.
Quando la zip è un problema
Deka Arm è stata messa alla prova su 36 volontari che l’hanno utilizzata nello svolgimento di tutte le normali incombenze domestiche: a differenza delle protesi convenzionali ha permesso loro di svolgere attività complesse come spazzolarsi i capelli, aprire e chiudere una zip, utilizzare le chiavi di casa.
Può essere realizzata in diverse configurazioni a seconda del punto in cui si deve innestare: alla spalla, al gomito, all’avambraccio. Si tratta della prima protesi al mondo controllata da segnali elettrici provenienti dal cervello in grado di compiere più movimenti contemporaneamente e permettere così una gestualità completa e quasi naturale.
Basta il pensiero
L’utilizzatore deve solo pensare alla posizione finale in cui la vuole disporre e il cuore elettronico di Deka Arm farà il resto, agendo su ogni articolazione e su ogni singolo dito della mano bionica.
Il progetto che ha portato alla realizzazione di questo dispositivo è stato finanziato dal DARPA, il dipartimento di ricerche avanzate della Difesa, con oltre 40 milioni di dollari ed è entratro nel programma “Revolutionizing Prosthetics” il cui obiettivo è quello di migliorare la qualità della vita agli amputati.
Robohand: la protesi opensource
A quando risalgono le prime protesi?
Dal Segway alla bionica
Progettata da Dean Kamen, l’inventore del Segway, la protesi è controllata dal pensiero dell’utilizzatore e gli consente di portare a termine 10 movimenti complessi. Non moltissimi, ma sufficienti per per permettere a un disabile di mangiare da solo, vestirsi, versarsi un bicchiere di acqua.
Deka Arm, questo il nome del rivoluzionario dispositivo, ha lo stesso peso e le stesse dimensioni di un arto vero ed è controllata dalle contrazioni dei muscoli che si trovano vicino al punto di innesto con il moncherino. E’ quindi sufficiente che l’utilizzatore pensi di voler afferrare un oggetto o compiere un gesto perchè i segnali elettrici provenienti dal suo cervello vengano captati dai sensori della protesi. Il processore integrato nel dispositivo interpreta questi segnali e aziona i micromotori che fanno muovere le diverse parti dell’arto robotico.
Quando la zip è un problema
Deka Arm è stata messa alla prova su 36 volontari che l’hanno utilizzata nello svolgimento di tutte le normali incombenze domestiche: a differenza delle protesi convenzionali ha permesso loro di svolgere attività complesse come spazzolarsi i capelli, aprire e chiudere una zip, utilizzare le chiavi di casa.
Può essere realizzata in diverse configurazioni a seconda del punto in cui si deve innestare: alla spalla, al gomito, all’avambraccio. Si tratta della prima protesi al mondo controllata da segnali elettrici provenienti dal cervello in grado di compiere più movimenti contemporaneamente e permettere così una gestualità completa e quasi naturale.
Basta il pensiero
L’utilizzatore deve solo pensare alla posizione finale in cui la vuole disporre e il cuore elettronico di Deka Arm farà il resto, agendo su ogni articolazione e su ogni singolo dito della mano bionica.
Il progetto che ha portato alla realizzazione di questo dispositivo è stato finanziato dal DARPA, il dipartimento di ricerche avanzate della Difesa, con oltre 40 milioni di dollari ed è entratro nel programma “Revolutionizing Prosthetics” il cui obiettivo è quello di migliorare la qualità della vita agli amputati.
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