Salute

Nuovi indizi sulle origini del coronavirus SARS-CoV-2

Prima di infettarci, il SARS-CoV-2 ha circolato nei pipistrelli per decenni; ora si cercano le sue origini anche in altri Paesi del Sudest asiatico.

In attesa che una missione dell'OMS in Cina faccia luce sulle origini del SARS-CoV-2, emergono un paio di elementi interessanti sulla storia evolutiva del coronavirus della covid. Il primo riguarda la circolazione del patogeno nei pipistrelli prima che avvenisse il salto di specie: uno studio pubblicato su Nature Microbiology afferma che il lignaggio che ha dato origine al SARS-CoV-2 circolava nei pipistrelli già da decenni e che include altri virus capaci di infettare l'uomo. Il secondo elemento ha a che fare con le origini geografiche del virus della covid che, secondo alcuni epidemiologi, andrebbero cercate non solo in Cina, ma anche nei Paesi che con essa confinano.

Uno tra tanti. I ricercatori della Penn State University hanno ricostruito la storia evolutiva del SARS-CoV-2 considerando le relazioni tra questo virus e i suoi "parenti più stretti" nei pipistrelli e nei pangolini. I coronavirus hanno materiale genetico altamente ricombinante: significa che diverse regioni del loro genoma possono provenire da fonti diverse. Risalire all'origine di questo patogeno è difficile perché vuol dire identificare i vari "pezzi" e mettere insieme le loro rispettive storie. 

Dalle analisi è emerso che il lignaggio di virus a cui appartiene il SARS-CoV-2 si è separato da altri virus dei pipistrelli 40-70 anni fa. Anche se il SARS-CoV-2 è geneticamente simile (per il 96%) a un coronavirus che si trova nei pipistrelli Rhinolophus affinis delle caverne dello Yunnan, in Cina, le strade di questi due patogeni si sono geneticamente separate (dando origine, appunto, a diversi lignaggi) nel 1969. Altro dato importante emerso dallo studio: uno dei tratti più antichi che il SARS-CoV-2 condivide con i suoi "parenti virali alla lontana" è il cosiddetto dominio legante il recettore (receptor-binding domain, RBD) della proteina spike, in pratica il punto delle proteine esterne del virus che permette al patogeno di riconoscere i recettori delle cellule umane da attaccare. Purtroppo, questo significa che nei pipistrelli potrebbero esserci molti altri patogeni capaci di prendere di mira le cellule umane.

il ruolo del pangolino. Dalla ricostruzione dell'albero genealogico del SARS-CoV-2 si intuisce anche che, sebbene sia possibile che i pangolini abbiano agito da ospiti intermedi del virus facilitando il suo passaggio all'uomo, questo step non era indispensabile: i virus dei pipistrelli non hanno bisogno della mediazione di un pangolino per arrivare ad infettarci.

naturalmente protetti? Tutto ciò spiega in parte anche perché molti ricercatori ritengono che il passaggio del SARS-CoV-2 all'uomo possa essere avvenuto non necessariamente in Cina, ma piuttosto nelle zone di confine tra la Cina e il Vietnam, il Laos e il Myanmar: tutti luoghi ad alta biodiversità di pipistrelli (e quindi potenziali aree di concentrazione di molti, differenti coronavirus) dove però non si stanno concentrando le indagini degli scienziati.

Ne è convinto, come riporta l'Economist, Peter Daszak, a capo dell'organizzazione non governativa EcoHealth Alliance, specializzata in malattie emergenti.

I pipistrelli Rhinolophus affinis, che ospitano coronavirus simili al SARS-CoV-2, non vivono solo nelle grotte dello Yunnan, ma anche nei Paesi limitrofi, e se si cercasse anche lì si troverebbero forse altri tasselli genetici per ricostruire la storia del virus della covid. Una correlazione che fa riflettere è che, pur essendo al confine con la Cina, il Vietnam ha riportato appena 300 casi di CoViD-19 e nessun decesso: i suoi abitanti potrebbero, secondo alcune ipotesi, essere già entrati in contatto con coronavirus simili al SARS-CoV-2, in passato, e aver così sviluppato una qualche immunità generalizzata ai patogeni di questo tipo.

11 agosto 2020 Elisabetta Intini
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