Se gli appelli per evitare il collasso degli ospedali suonano astratti a chi sostiene che il coronavirus "si sia indebolito", di certo non lo sono per i malati di cancro che per il sovraccarico dei sistemi sanitari si sono visti, in questi mesi, rimandare esami di screening e terapie.
Anche se i reparti oncologici di tutto il mondo lavorano senza sosta per somministrare cure e assistenza, la pandemia ha causato un po' ovunque ritardi nelle diagnosi, nelle operazioni chirurgiche non urgenti e nei ricoveri ospedalieri non-covid. Uno studio pubblicato sul British Medical Journal quantifica ora l'impatto di questa situazione sui pazienti in attesa.
non si può aspettare. Un mese di ritardo nell'inizio delle cure è associato a un aumento della mortalità che va dal 6 al 13% per le più comuni forme di cancro, e questo a prescindere dal tipo di trattamento rimandato: vale per gli interventi chirurgici, per la chemio e per la radioterapia. I ricercatori della Queen's University di Kingston, Canada, sono arrivati a questa conclusione dopo un'analisi dei 34 studi più rilevanti pubblicati tra gennaio 2000 e aprile 2020 su sette tipi di tumore (vescica, seno, colon, retto, polmoni, cervice uterina, testa e collo) che insieme costituiscono il 44% dell'incidenza globale di cancro.
Il team ha cercato di capire quanto un ritardo dalla diagnosi al primo trattamento, o dal completamento di un trattamento all'inizio del successivo incidesse sulla sopravvivenza dei pazienti. In tutti i tre principali approcci di cura, un rinvio di quattro settimane dell'avvio delle terapie ha comportato un rischio aumentato di morte.
Ricadute concrete. Per quanto riguarda gli interventi chirurgici, l'analisi ha evidenziato un aumento del 6-8% del rischio di morte per ogni 4 settimane di rinvio, ma l'impatto è risultato ancora più marcato per gli altri trattamenti: un mese di ritardo nell'inizio della radioterapia per i tumori della testa e del collo è associato a un rischio aumentato di morte del 9%, e gli stessi indugi fanno crescere le probabilità di decesso per i pazienti che con cancro al colon-retto che devono iniziare la chemio del 13%.
Ulteriori rinvii non fanno che peggiorare la situazione. I ricercatori hanno calcolato che rimandare di otto settimane il primo intervento per un tumore al seno fa aumentare del 17% il rischio di morte; rimandarlo di 12 settimane, fa salire questo rischio al 26%. Nel Regno Unito, che è stato preso come riferimento per lo studio, rinviare di tre mesi tutte le operazioni per tumore al seno per un anno porterebbe a perdere prematuramente 1400 pazienti: è la misura dell'impatto indiretto della pandemia.
Politiche sanitarie mirate a contenere i ritardi nelle cure oncologiche essenziali miglioreranno nettamente la prognosi dei pazienti, che oltretutto rischiano più di altri di contrarre la covid in forma grave (perché spesso immunodepressi).