Nuovi dati pubblicati recentemente sul database di virologia Gisaid, e poi misteriosamente scomparsi, confermano l'ipotesi che il Covid-19 abbia avuto origine nel mercato ittico di Huanan, a Wuhan. E ora l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) accusa la Cina di nascondere informazioni utili a determinare le cause della pandemia.
Lo studio non è stato ancora pubblicato, ma si basa su alcuni tamponi effettuati su una gabbia di cani procioni in cui era presente materiale genetico degli animali insieme al virus SARS-Cov-2. I cani procioni o nitturenti (Nyctereutes procyonoides) sono parenti più delle volpi che dei procioni (Procyon lotor) da cui prendono il nome. Vivono nell'Asia Orientale (a differenza dei procioni che vivono in Nord America) e sono commerciati illegalmente nei mercati come quello di Huanan, dove non avrebbero dovuto esserci. I tamponi che però dimostrano la loro presenza insieme al virus sono stati raccolti da un team guidato da George Gao, dell'Accademia Cinese delle Scienze, tra il 1° gennaio e il 2 marzo 2020.
I CONTI NON TORNANO. In uno studio pubblicato nel febbraio dell'anno scorso, Gao e colleghi avevano analizzato 1.380 campioni di 188 animali nel mercato e nell'ambiente circostante, inclusi fogne, terreno e contenitori. E avevano trovato SARS-CoV-2 in 73 campioni. Ma poiché questi campioni provenivano tutti dall'ambiente, e non direttamente dagli animali, avevano concluso che il virus era stato portato nel mercato dall'uomo, e che quindi il mercato doveva essere considerato un "amplificatore" più che l'origine della pandemia. Questa lettura era perciò coerente con l'ipotesi sostenuta dalle autorità che il virus arrivasse dall'esterno dei confini cinesi stessi.
Il 4 marzo di quest'anno, però, una biologa del Centro nazionale francese per la ricerca scientifica (Cnrs), Florence Débarre, ha scoperto su Gisaid una sequenza di dati fino ad allora sconosciuta che mostrava appunto la compresenza di virus e animali in una delle gabbie. Come racconta un articolo recente di Science, tra l'altro, Débarre si è imbattuta nella scoperta per caso, mentre cercava altre informazioni. La scienziata ha così preso contatto con alcuni colleghi, insieme ai quali la settimana scorsa ha presentato uno studio al Scientific Advisory Group for the Origins of Novel Pathogens (Sago), un team di esperti istituito lo scorso anno dall'Oms.
Subito è stato riconosciuto che i nuovi dati rafforzavano l'ipotesi che la pandemia sia nata nel mercato di Huanan a causa di uno spillover da un animale selvatico all'uomo. Anche se non c'è ancora la prova dello spillover, e non è nemmeno stato identificato alcun animale infetto, tutti gli indizi disponibili fanno pensare che il virus circolasse tra gli animali selvatici presenti nel mercato, compresi i cani procioni.
Come spiegato recentemente in due interviste – una su Focus.it e una su Focus n. 363 – da David Quammen, l'autore del besteller Spillover (Adelphi) e del più recente Senza Respiro (Adelphi), questa dell'origine naturale era già di gran lunga l'ipotesi ritenuta più credibile dagli esperti (nonostante sia rispuntata di recente l'ipotesi della fuga dal laboratorio). Ora lo è ancora di più. Ma resta il mistero di come e perché i dati cinesi siano stati rimossi dal database.
Venerdì scorso, il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus ha ripreso le autorità cinesi, chiedendo perché le informazioni non fossero state rese disponibili tre anni fa, e perché ora manchino. D'altra parte, è utile ricordare che il 1° gennaio 2020 il mercato di Huanan fu chiuso e ripulito, rendendo di fatto impossibile uno studio approfondito degli animali lì presenti.