L'età avanzata e la presenza di malattie pregresse sono noti fattori di rischio per le forme gravi di covid. Ma il modo di invecchiare non è per tutti uguale e c'è un'altra condizione chiave di cui tenere conto, per capire chi vada protetto dagli effetti più devastanti del virus. È il concetto di fragilità, un disequilibrio sistemico legato all'età ma non solo, che espone a un rischio aumentato di morire di covid. Per la prima volta, questo rischio è stato quantificato: tra i pazienti fragili colpiti da coronavirus, i decessi dovuti all'infezione sono tre volte più comuni.
A questa conclusione è arrivata una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Age and Aging: nello studio osservazionale, cioè senza un intervento attivo da parte dei ricercatori, sono stati seguiti 5.711 pazienti covid di 55 ospedali in 12 diverse nazioni. Gli individui che avevano contratto il virus in una condizione di già elevata fragilità sono deceduti tre volte di più dei pazienti non fragili (anche coetanei: lo studio è stato pensato apposta per escludere il "peso" del fattore-età). E le persone con grave fragilità che sono sopravvissute al virus, hanno avuto sette volte più delle altre bisogno di maggiori cure domiciliari o di un ricovero in una struttura di lungodegenza.
Dunque anche la fragilità, indipendentemente dall'età, aumenta il rischio di morte per CoViD-19. Ma che cosa si intende esattamente, per pazienti fragili? La definizione è molto dibattuta tra gli stessi geriatri. La fragilità è uno stato di vulnerabilità latente legato sia a fattori di tipo più strettamente "medico", sia a variabili psicosociali: un equilibrio già precario determinato da una serie di perdite sul piano fisico, cognitivo, psicologico e sociale, che predispongono un individuo a un crescente rischio di disabilità e a una minore resistenza ai fattori di stress improvviso, come appunto può essere la lunga malattia da covid.
Uno sguardo a 360°. Per riconoscere un paziente fragile bisogna avere uno sguardo globale sulle sue condizioni di salute e di vita: ha perso molto peso ultimamente? Fa ancora attività fisica? Si sente spesso affaticato? Ha dei familiari con cui è in contatto? Ha degli amici? Come organizza la sua giornata? Chi prepara i pasti? Si può essere fragili a tutte le età, ma lo sono più spesso gli anziani (in Italia il 14,3% degli ultrasessantacinquenni).
Protetti per primi. I ricercatori sperano che quanto emerso contribuisca a far passare il messaggio che non è solo l'età avanzata a comportare un rischio aumentato: anche la fragilità fa crescere le probabilità di esito infausto della covid. Esistono novantenni non fragili e persone più giovani considerate fragili anche se non hanno patologie croniche. La speranza è che anche a queste persone sia data priorità nelle misure di tutela dal contagio e nelle campagne vaccinali.