Da uno studio internazionale pubblicato sul Journal of The Royal Interface arriva una conferma (se ancora ce ne fosse bisogno) dell'utilità delle mascherine: secondo quanto scoperto dai ricercatori, le mascherine chirurgiche e FFP2 renderebbero il rischio di contagio quasi nullo anche se si sta parlando, tossendo o starnutendo.
Il viaggio delle goccioline. Lo studio riprende una teoria quasi centenaria formulata dallo scienziato statunitense William Firth Wells, che nel 1934 gettò le basi dello studio della trasmissione aerea dei virus con la distinzione tra droplets (goccioline di respiro più grandi) e aerosol (goccioline più piccole che evaporano in fretta). Utilizzando le più recenti conoscenze sugli spray respiratori, i ricercatori hanno delineato un nuovo modello che definisce il rischio di contagio respiratorio tenendo conto di diversi parametri: condizioni ambientali (in particolare maggiore o minore umidità), carica virale e tipo di attività respiratoria (parlare, cantare, starnutire eccetera).
Rischio di contagio. Le simulazioni hanno rilevato che le goccioline respiratorie, se non vengono bloccate dalle mascherine, possono raggiungere oltre un metro di distanza se emesse da una persona che parla, fino a tre metri se emesse da una persona che tossisce, e fino a sette metri se emesse da una persona che starnutisce. Il rischio di contagio dipende da diversi fattori: un colpo di tosse con carica virale media, ad esempio, comporta un alto rischio di contagio per chi si trova entro i due metri di distanza dall'infetto in un ambiente mediamente umido, ma i metri di distanza entro i quali è facile venire contagiati salgono a tre se ci si trova in un luogo molto umido.
La protezione delle mascherine. Utilizzando le mascherine chirurgiche o, ancora meglio, le FFP2 (che proteggono anche chi le indossa), il rischio contagio in qualunque situazione diventa quasi nullo, a prescindere da umidità, distanze e carica virale: «le mascherine offrono un'eccellente protezione, limitando efficacemente la trasmissione di agenti patogeni anche a brevi distanze interpersonali e in ogni condizione ambientale», sottolinea Francesco Picano dell'Università di Padova, uno degli autori, confermando l'importanza ormai assodata di questo sistema di protezione individuale.