Nelle future battaglie contro i nuovi focolai di COVID-19 giocheranno un ruolo chiave gli ingegneri civili. La possibilità già da qualche tempo ventilata di rintracciare il materiale genetico del nuovo coronavirus negli scarichi fognari sembra oggi ancor più consistente e meritevole di attenzione: secondo un nuovo studio in pre-pubblicazione su medRxiv, la presenza del coronavirus SARS-CoV-2 nelle acque reflue di un'area abitata potrebbe denunciare un focolaio epidemico in corso con qualche giorno di preavviso. L'analisi svolta nel Connecticut ha trovato che l'andamento del coronavirus nel fango fognario rispecchiava fedelmente la curva epidemica della malattia da coronavirus (CoViD) nella zona servita da quegli impianti, rappresentandone l'andamento in anticipo di una settimana.
Cartina al tornasole. L'idea di usare le fognature come sistemi di biosorveglianza non è nuova ed è già stata sfruttata in passato contro poliovirus e norovirus (la più comune causa di gastroenterite); oggi, è usata per mappare le sacche mondiali di antibiotico-resistenza. Dato che il coronavirus della covid si moltiplica anche nel tratto intestinale ed è presente nelle feci, si pensa che monitorare le acque reflue potrebbe rivelare se in una determinata zona vi sia un nuovo focolaio in atto. Il metodo, come emerge dallo studio, sembra persino garantirci qualche giorno di vantaggio.
Dal 19 marzo al 1° maggio 2020 gli scienziati dell'Università di Yale hanno monitorato quotidianamente i fanghi di depurazione (la frazione solida e da rimuovere delle acque reflue) di un impianto di trattamento di New Haven , Connecticut, che serve una popolazione di circa duecentomila abitanti. Ogni giorno hanno quantificato l'ammontare di RNA di SARS-CoV-2 nei residui, confrontandolo poi con il numero di nuovi casi e di ricoveri ospedalieri per COVID-19 nella zona.
Lo stesso andamento. È emersa una chiara correlazione tra i livelli di coronavirus negli scarichi e il numero di nuovi casi e di ricoveri. La curva era la stessa, solo anticipata di una settimana: in altre parole, un incremento di carica virale nelle acque reflue era visibile sette giorni prima che si registrasse una crescita del tutto analoga dei casi di COVID-19. I ricoveri ospedalieri per COVID-19 hanno raggiunto il picco tre giorni dopo il picco del livello di RNA negli scarichi fognari. Per i ricercatori, il monitoraggio delle acque reflue in città potrebbe aiutare a non farsi trovare impreparati da nuove ondate dell'epidemia, ora che il mondo inizia ad allentare i lockdown.