La vaccinazione mista, cioè la somministrazione di due diversi vaccini per la prima e la seconda dose, potrebbe potenziare le difese immunitarie contro la CoViD-19. Lo suggeriscono i risultati preliminari, annunciati in una presentazione online, del trial (sperimentazione) CombivacS, che in Spagna ha coinvolto 663 persone già vaccinate con una prima dose di AstraZeneca: sono i primi dati disponibili sull'efficacia immunitaria della vaccinazione mista, dopo che uno studio britannico sullo stesso tema aveva accertato la sicurezza di questa stessa strategia vaccinale per l'uomo.
La scossa immunitaria. Due terzi dei volontari del trial spagnolo, condotto presso il Carlos III Health Institute di Madrid, hanno ricevuto come seconda dose il vaccino di Pfizer, a non meno di otto settimane dalla prima dose. Un gruppo di controllo di 232 persone non ha invece avuto alcun richiamo. Il diverso vaccino ha "dato la sveglia" al sistema immunitario dei volontari, che dopo la seconda dose hanno iniziato a produrre livelli di anticorpi molto più elevati di quanto non avessero fatto in precedenza. Questi anticorpi hanno riconosciuto e inattivato il coronavirus SARS-CoV-2 in test di laboratorio (in vitro).
I volontari rimasti senza richiamo hanno mostrato livelli di anticorpi invariati (fatto di per sé prevedibile); ma questo tipo di vaccinazione mista è sembrata conferire una protezione più efficace anche rispetto alla somministrazione classica di due dosi di AstraZeneca. Non è chiara invece la differenza tra la protezione conferita da due dosi di vaccini diversi e quella data da due dosi di vaccino a mRNA di Pfizer, che si sa conferire una risposta anticorpale particolarmente potente dopo la seconda dose. Questo dato sarebbe importante per una comparazione più significativa.
Il dubbio dei richiami autunnali. La strategia di vaccinazione eterologa prime-boost, come viene definita la vaccinazione mista, sembra dare insomma i risultati attesi: del resto la sua efficacia era già stata sperimentata anche contro altre infezioni, come Ebola. Ma come la mettiamo con le future terze dosi di richiamo contro le varianti? Per Daniel Altmann, immunologo dell'Imperial College London contattato da Nature, è questo il vero nodo della questione. Dosi ripetute di vaccini a vettore virale come quello di AstraZeneca tendono infatti ad avere un'efficacia via via più attenuata, perché il sistema immunitario inizia a sviluppare una risposta contro l'adenovirus inattivato usato come vettore per la proteina spike. Di contro, dosi progressive di vaccini a mRNA come quello di Pfizer tendono a dare più decisi effetti collaterali.
Lo studio spagnolo non ha notato reazioni avverse particolari usando il vaccino di Pfizer come seconda dose; di recente, i dati preliminari del trial britannico Com-COV avevano invece attribuito alla vaccinazione mista una frequenza più elevata di reazioni avverse.