Salute

Covid: come leggere le notizie sulle infezioni post vaccino

A un primo impatto le news sui contagi da vaccinati risultano allarmanti. Ma la covid vera e propria è ben diversa dalle infezioni asintomatiche.

Stiamo assistendo a una conquista medica di portata storica sulla quale in pochi avrebbero scommesso soltanto un anno fa. I vaccini fanno il loro dovere, e dove sono stati distribuiti su larga scala hanno drasticamente ridotto contagi, ricoveri e decessi. A fare notizia, perciò, sono ora le infezioni tra le persone già vaccinate, uno spauracchio che ha il solo risultato di aumentare l'indecisione tra i non ancora immunizzati. Come interpretare questi eventi?

Ci viene in aiuto un articolo sull'Atlantic dedicato proprio alle infezioni breakthrough, appunto le infezioni, generalmente molto rare, che colpiscono le persone già vaccinate (breakthrough in inglese significa tra le altre cose, "sfondare", "fare breccia"). A una lettura superficiale sono definite come i casi in cui il virus "buca" il vaccino. Ma è proprio così?

No. Tanto per cominciare, si definisce completamente vaccinata una persona che abbia ricevuto la seconda dose di vaccino (o la prima e unica, per Johnson & Johnson) da almeno due settimane. Se il contagio avviene prima di questi termini, non si può parlare di "infezioni nei vaccinati".

Di che tipo di infezioni stiamo parlando? Esiste poi un problema di definizione. Attualmente l'espressione "infezione breakthrough" si riferisce a qualunque caso di positività al SARS-CoV-2, incluse le infezioni asintomatiche scovate per caso, che costituiscono la maggior parte dei rari casi in cui i completamente vaccinati risultano positivi al coronavirus.

I casi di positività senza sintomi non sono uno strumento valido per valutare l'efficacia dei vaccini, che sono stati pensati in primo luogo per tenere a freno i sintomi della covid, evitare casi gravi e ricoveri. Nel pieno della seconda ondata pandemica, la FDA americana definì efficace un vaccino "capace di prevenire la malattia o diminuire la gravità in almeno il 50% delle persone vaccinate". Non a caso, nei trial di fase 3 dei principali vaccini poi approvati, sono stati diligentemente cercati i casi di covid con sintomi; non sono stati sottoposti a tampone tutti i volontari per cercare le infezioni asintomatiche. Non c'era tempo, non era la priorità: bisognava salvare vite.

Porre attenzione alle infezioni asintomatiche e non alla malattia breakthrough rischia di far passare il messaggio sbagliato su quello che i vaccini sono chiamati a fare: in questo momento, con la maggior parte del mondo ancora non vaccinato, scongiurare i sintomi gravi della covid, limitare i decessi e prevenire la pressione sulle strutture sanitarie.

Ammalarsi da vaccinati è difficile. Le infezioni con sintomi dopo il ciclo vaccinale completo sono molto rare.

La maggior parte dei nuovi casi di covid portati dalla variante Delta (quasi tutti, se si considerano i ricoveri e le forme gravi) avviene nei non vaccinati. Nei vaccinati, la maggior parte delle rare infezioni è in forma asintomatica, e chi anche manifesta sintomi, li ha lievi, con una ridotta carica virale e quindi minore probabilità di contagiare a sua volta. Nei vaccinati, la malattia si risolve in pochi giorni.

Comunque, le infezioni breakthrough sintomatiche erano previste, non sono un errore del sistema, perché nessun vaccino al mondo, contro la covid o meno, è efficace al 100%. Anziché pensare ai vaccini come a degli scudi o a pareti tagliafuoco, spiega l'Atlantic, è più utile l'analogia con gli estintori. Il virus è la scintilla, noi siamo gli alberi: i vaccini ci proteggono dagli esiti peggiori.

Anzi, fanno molto di più. Considerato che il nostro obiettivo primario era impedire la malattia, dovremmo interpretare come un'ottima notizia il fatto che la maggior parte delle infezioni che incorrono nei vaccinati sia senza sintomi; e che oltretutto, nella maggior parte dei casi, e senza che questo fosse il loro scopo primario, i vaccini impediscano del tutto al virus di stabilirsi nei vaccinati. Tutto ciò, nonostante le varianti.

Segnali da cogliere. Ciò non significa che le infezioni asintomatiche nei vaccinati vadano ignorate. Occorre monitorarle per capire come si diffonde il virus e rispondere a domande importanti: in che misura i vaccinati, se contagiati, riescono a trasmettere a loro volta? E quanto dura la protezione offerta dai vaccini? Se a un certo punto si affievolirà, lo capiremo in primo luogo dalle infezioni breakthrough.

17 luglio 2021 Elisabetta Intini
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