Salute

La covid non è più un'emergenza globale: che cosa significa (e cosa abbiamo imparato)

La pandemia di covid entra in una nuova fase: da emergenza pubblica a minaccia da gestire a lungo termine. Che cosa ci resta, cosa cambia e cosa no.

Tre anni, tre mesi e cinque giorni. Tanto è durata la fase in cui la covid è stata considerata un'emergenza globale, o meglio, un'emergenza internazionale di salute pubblica (Public Health emergency of International Concern, PHEIC). Era il 30 gennaio 2020 quando il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus prendeva questa decisione, mentre la Cina raggiungeva i 9.658 casi confermati e i 213 decessi.

Venerdì 5 maggio Ghebreyesus ha annunciato la fine della PHEIC: la CoViD-19 rimane una minaccia per la salute pubblica, ma non è più un'emergenza sanitaria internazionale. Che cosa significa? Cambia qualcosa, a livello pratico, e quale eredità lasciano questi lunghissimi anni?

Meno morti e contagi. La decisione dell'Oms è motivata soprattutto dall'importante diminuzione di morti e ricoveri per infezione da SARS-CoV-2 e dagli alti livelli di immunità di popolazione raggiunti grazie ai vaccini e alla diffusione dei contagi.

«È tempo di passare dalla modalità di emergenza alla gestione della CoViD-19 insieme alle altre malattie infettive», ha dichiarato Tedros, invitando i vari Paesi a non abbassare la guardia, a non smantellare i servizi sanitari costruiti in questi tre anni e a non far passare il messaggio che il pericolo covid sia ormai alle spalle.

Che cosa cambia a livello pratico? Dall'inizio della pandemia l'Oms ha registrato quasi 7 milioni di morti per covid, anche se il bilancio reale dei decessi per il nuovo coronavirus potrebbe essere tre volte più drammatico. Oggi l'Oms riporta diverse decine di migliaia di morti per covid ogni settimana, e secondo quanto scritto su Science, alcune stime sostengono che la mortalità in eccesso per covid sia ancora di circa 10.000 morti al giorno nel mondo.

Usciti dalla fase di PHEIC non sarà più obbligatorio per i Paesi riferire all'Oms il numero di casi e il tasso di positività, anche se è possibile che molte nazioni decidano di farlo comunque. La covid continuerà però ad essere considerata una pandemia, e i singoli Stati avranno l'autorità di decidere se trattarla come emergenza sanitaria nel proprio territorio.

Chi se ne accorgerà? Per l'opinione pubblica la decisione passerà probabilmente inosservata: la politica ha deciso di trattare la covid come una questione non più di importanza primaria già da tempo e anche le misure di prevenzione che sembravano destinate a rimanere - come l'uso delle mascherine nei luoghi affollati - stanno decadendo un po' dappertutto.

Anche se la dichiarazione dell'Oms rischia di comportare un ulteriore rilassamento, secondo molti osservatori mantenere troppo a lungo lo status di PHEIC avrebbe comportato altri rischi, come la perdita di credibilità dell'Organizzazione e l'"indebolimento" dell'istituzione stessa di emergenza sanitaria, una carta da giocare soltanto in situazioni di estremo pericolo.

ECCO Che cosa non cambia. Il virus della covid è qui per restare. «La scorsa settimana, la CoViD-19 ha causato una morte ogni tre minuti e questi sono solamente i decessi di cui abbiamo notizia», ha detto il direttore dell'Oms, ricordando che la questione covid è tutt'altro che finita per le persone ancora ricoverate per l'infezione e i loro parenti, per chi soffre di long covid, per i pazienti vulnerabili che non hanno potuto vaccinarsi e per il fatto che il virus continua ad accumulare mutazioni che faranno emergere nuove varianti.

Lezioni di cui avremmo fatto volentieri a meno. Chiarito che ci avviamo verso una lunga convivenza, che cosa porteremo con noi della fase più critica della pandemia? Tra le altre cose, come sintetizzato su The Conversation, che le abitudini umane sono difficili da sradicare - come prova l'ormai sdoganato ritorno alla normalità - ma che allo stesso tempo possono essere momentaneamente stravolte per l'importanza superiore di norme sociali come la necessità di vaccinarsi e di indossare la mascherina per proteggere sé e gli altri. Siamo insomma creature abitudinarie e anche estremamente adattabili.

Un'altra lezione che abbiamo imparato a carissimo prezzo è quella sull'importanza primaria delle connessioni sociali, del contatto fisico e delle relazioni in presenza, e di quanto può far male quando tutto questo viene a mancare.

8 maggio 2023 Elisabetta Intini
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