Vaccinare periodicamente ogni abitante del pianeta contro la covid non è sostenibile: lo dice forte e chiaro Andrew Pollard, professore all'Università di Oxford che ha contribuito allo sviluppo del vaccino di Oxford-Astra Zeneca. Intervistato dal canale britannico SkyNews, l'esperto ha dichiarato che somministrare a tutto il mondo dosi di rinforzo ogni quattro o sei mesi non solo non è possibile, ma probabilmente nemmeno necessario. «Bisognerà forse vaccinare periodicamente i soggetti più vulnerabili, ma ritengo molto improbabile che dovremo istituire campagne vaccinali regolari rivolte a chiunque abbia più di dodici anni», sottolinea.
Prima la prima (dose). Pollard tocca anche un tema spesso oggetto di discussione, quello della bassissima copertura vaccinale dei Paesi più poveri: «Non siamo nemmeno riusciti a offrire una dose a ogni cittadino africano», commenta: «come potremmo mai arrivare al punto di somministrare la quarta dose a ogni persona del Pianeta?». Secondo l'esperto è necessario avere ulteriori dati per poter decidere quando, quanto spesso e se sarà necessario vaccinare i più vulnerabili - principalmente anziani e persone con patologie pregresse.
Quarta dose: sì o no? Mentre Pollard rifiuta l'idea di una quarta dose per tutti, Israele ha già iniziato le somministrazioni dell'ennesima dose booster agli over 60, e il ministro tedesco della sanità Karl Lauterbach ha dichiarato che una quarta dose "sarà necessaria". Più prudente invece l'immunologo statunitense Anthony Fauci, secondo il quale è ancora prematuro parlare di quarta dose: «Una delle cose che dovremo tenere d'occhio con attenzione è la durata della protezione data dalla dose di rinforzo dei vaccini a mRNA», ha dichiarato Fauci, sottolineando che nel caso in cui la dose booster proteggesse meglio rispetto alle sole due dosi, potrebbe non essere necessaria una quarta dose per lungo tempo.
In balia delle ond(at)e. Ancora una volta bisogna sottolineare che il futuro è solo in parte nelle nostre mani: ci troviamo di fronte a un virus che ogni giorno (o quasi) ci costringe a rivedere le nostre convinzioni alla luce di nuove varianti, perciò possiamo solo aspettare e sperare che Omicron sia la via d'uscita dall'incubo pandemia.