Da tempo gli esperti indagano sulle conseguenze psicologiche della covid che, anche a mesi dalla guarigione, sembra lasciare strascichi a molte persone che riferiscono di sentirsi confuse, ansiose o poco concentrate, avvolte in una cosiddetta nebbia mentale. Un articolo di Newscientist fa il punto della situazione riassumendo ciò che è emerso dagli studi condotti finora: questi sintomi non sarebbero la conseguenza diretta di un attacco del virus al cervello, ma piuttosto un danno collaterale della risposta immunitaria scatenata per combattere l'infezione.
Esistono già virus che colpiscono e danneggiano il cervello, come quello del morbillo, della polio o dell'influenza. Tuttavia non sarebbe questo il caso del SARS-CoV-2: se è vero infatti che il coronavirus può entrare nel cervello, non sembra replicarsi o danneggiarne i tessuti e le cellule. Ma allora a cosa sono dovuti confusione, ansia e difficoltà di concentrazione?
Risposta immunitaria. Diversi studi sono giunti alla stessa conclusione, ovvero che la nebbia mentale sia la conseguenza di un'infiammazione causata dalla risposta immunitaria del nostro organismo all'infezione: guardando al fluido cerebrospinale di alcuni pazienti contagiati dalla covid, gli studiosi hanno rilevato che alcune cellule immunitarie producevano delle sostanze chimiche potenzialmente tossiche per le cellule cerebrali; uno studio tedesco effettuato su pazienti deceduti ha inoltre evidenziato un aumento dell'attività delle cellule microgliali, le cellule immunitarie del sistema nervoso centrale.
Parallelismi. Secondo la neuro-oncologa Michelle Monje, della Stanford University, esisterebbero dei parallelismi tra i sintomi della nebbia mentale del long covid e il chemo brain (letteralmente cervello da chemio), la difficoltà nel ricordare e pensare con chiarezza che sperimenta chi ha appena terminato un ciclo di chemioterapia. I sintomi post-chemio sembrano essere causati dalla risposta immunitaria che il corpo scatena in reazione ai farmaci che porta a un rilascio di sostanze chimiche che danneggiano le cellule del cervello e causano l'infiammazione in particolare nelle cellule microgliali, le stesse cellule immunitarie infiammate dei pazienti deceduti in Germania.
Per sempre? Una buona notizia c'è, ed è che i sintomi della nebbia mentale sembrano essere reversibili, anche se ancora non è chiaro fino a quanto tempo dopo la guarigione possano presentarsi: uno studio del 2021 aveva rilevato che un terzo dei guariti presentava disturbi cognitivi o neurologici anche sei mesi dopo l'infezione. «Vogliamo condurre ulteriori ricerche per capire cosa succede dopo 12 o 18 mesi», spiega Maxime Taquet, coordinatore dello studio.