Gli anticorpi prodotti nel naso in seguito a un'infezione da SARS-CoV-2 hanno vita breve, e questo potrebbe spiegare l'alto tasso di reinfezioni - soprattutto con Omicron.
La prima barriera difensiva contro la covid è fornita dalle immunoglobuline A (IgA), gli anticorpi nel fluido nasale che bloccano il coronavirus proprio all'ingresso dell'organismo: sono molto efficaci nel prevenire l'infezione in primo luogo, ma sono presenti soltanto in chi è guarito di recente.
Secondo uno studio appena pubblicato su EBioMedicine, questi anticorpi iniziano a diminuire già nove mesi dopo il primo contagio, a differenza degli anticorpi presenti nel sangue che durano almeno un anno.
Una missione per i futuri vaccini. La ricerca ha inoltre confermato che mentre i vaccini anti-covid disponibili sono altamente efficaci nel creare prima, e stimolare poi, gli anticorpi nel sangue, incaricati di prevenire la malattia grave, hanno però scarso effetto sul livello di anticorpi nel naso.
Spetterà ai vaccini di nuova generazione, da somministrare per via intranasale, il delicato compito di aggiornare periodicamente queste linee di difesa fondamentali per arginare le reinfezioni e ridurre la trasmissione del virus.
STOP ALLE NUOVE VARIANTI. «Questo ci aiuterebbe a controllare meglio la pandemia e a bloccare l'emergere di nuove varianti» spiega Peter Openshaw, docente del National Heart and Lung Institute all'Imperial College London e coautore dello studio.
Il team ha analizzato i livelli di anticorpi in 450 pazienti ricoverati in ospedale per covid tra febbraio 2020 e marzo 2021, seguendoli anche dopo la somministrazione del primo vaccino anti-covid. L'iniezione ha portato a un aumento di tutti gli anticorpi, inclusi quelli nel fluido nasale, ma i cambiamenti in questi ultimi sono stati poco apprezzabili e soltanto temporanei.
DIFESA A TERMINE. «Il nostro studio suggerisce che questa prima linea di difesa immunitaria sia separata dalle altre. Anche se aumenta in risposta alla vaccinazione e all'infezione, dura soltanto per nove mesi circa. In ogni caso, i booster possono stimolarla leggermente e comunque hanno un impatto significativo su altre aree di immunità, proteggendo dalla malattia grave e dalla morte in modo molto efficace. Quindi i richiami restano molto importanti», chiarisce Lance Turtle, consulente sulle malattie infettive dell'Università di Liverpool e tra gli autori.
Gli anticorpi presenti nel sangue dopo l'infezione e dopo il vaccino hanno infatti continuato a rispondere alle diverse varianti di SARS-CoV-2, da quella originale a Delta fino a Omicron. Anche se meno efficaci contro l'infezione vera e propria hanno continuato a fare il loro fondamentale lavoro, scongiurando casi gravi della malattia.