Salute

CoViD-19: i vaccini bloccano anche la trasmissione?

I vaccini sembrano ridurre la circolazione della CoViD-19, ma salvo alcune eccezioni non sappiamo in che misura. Ci libereremo del virus in modo graduale e, fino ad allora, le precauzioni sono necessarie.

Durante le sperimentazioni di fase 3, l'obiettivo più urgente è dimostrare che i vaccini anti-covid proteggano dalla malattia e dai suoi sintomi più riconoscibili, come febbre, tosse, difficoltà nella respirazione, perdita del gusto e dell'olfatto. Come sappiamo, però, la trasmissione asintomatica è una delle caratteristiche più subdole della CoViD-19, e se si escludono i recenti risultati incoraggianti sul vaccino di Oxford e AstraZeneca, non è chiaro se gli altri vaccini offrano un'efficacia anche sterilizzante: oltre a non ammalarsi, i vaccinati sono immuni dalle infezioni asintomatiche? Se così non fosse, potrebbero trasmettere inconsapevolmente il virus di cui non si ammalano a chi ancora non ha ricevuto il vaccino, o non può riceverlo.

i vaccini nella fase 3. La risposta a questa domanda sta prendendo forma nelle ultime settimane, e lascia ben sperare: anche se i vaccini non sembrano bloccare del tutto la circolazione del SARS-CoV-2, la riducono notevolmente. Le prove di questo diventeranno più schiaccianti nei prossimi mesi, perché data la necessità urgente di salvare vite umane, non è stato possibile effettuare tamponi in tutti i soggetti coinvolti nei trial di fase 3 prima che i vaccini fossero approvati.

Il vaccino di Moderna. Alcune informazioni in questo senso sono emerse nella fase avanzata di sperimentazione del vaccino a mRNA di Moderna. I ricercatori hanno sottoposto a test per il coronavirus un gruppo di partecipanti alla sperimentazione nella finestra di tempo tra la prima e la seconda dose. Nel gruppo dei vaccinati sono risultati positivi al virus due terzi dei partecipanti in meno rispetto al gruppo trattato con placebo. La prima dose ha in pratica tagliato i tassi di infezione asintomatica da CoViD-19 del 66%. La seconda dose viene somministrata a 28 giorni di distanza e la sua efficacia sulla trasmissione asintomatica non è nota. Dopo la seconda iniezione, infatti, i partecipanti vengono testati solo se si ammalano con sintomi evidenti.

infezioni asintomatiche. Qualcosa di simile è emerso, proprio in questi giorni, da tre diversi trial del vaccino anti-covid dell'Università di Oxford e di AstraZeneca, di recente approvato dall'EMA. Dopo la prima dose del vaccino, i casi di positività al coronavirus accertati con tamponi nasali sono scesi del 67%. C'è quindi la speranza concreta che il vaccino riduca non solo la CoViD-19 con sintomi, ma anche le probabilità di trasmettere il virus di cui si è ignari ospiti ai non vaccinati.

Inoltre, uno studio del Clalit Research Institute, Israele, ha trovato che il vaccino di Pfizer/BioNTech largamente somministrato nel Paese riduce le infezioni asintomatiche nelle persone sopra i 60 anni vaccinate di circa un terzo (dopo 14 giorni dalla prima dose).

Il calo auspicato della circolazione "silenziosa" del virus poggia anche su altre basi. I cambiamenti immunitari nelle persone vaccinate dovrebbero creare una situazione che impedisce al virus di colonizzare le vie respiratorie - e diffondersi attraverso tosse, starnuti, fiato. Uno studio condotto in Cina sugli asintomatici e ripreso dal New Scientist, mostra non a caso che le persone che sono realmente senza sintomi trasmettono meno facilmente la CoViD-19 ai conviventi: anche se i vaccini non fermassero del tutto la trasmissione asintomatica, dunque, la minore facilità di propagazione del virus in questa situazione contribuirebbe comunque a tagliare nettamente i contagi.

sistema di sorveglianza. Come spiegato in un articolo su Vox, è molto improbabile che vaccini altamente efficaci contro una malattia non influiscano in modo importante anche nella sua trasmissione. Oltretutto, nei confronti della CoViD-19 potremmo avere comprensibilmente sviluppato un sistema di sorveglianza "sbilanciato" rispetto ad altre malattie: di norma, quando non è in corso una pandemia, non si cercano evidenze della presenza di un virus respiratorio, se non se ne mostrano anche i sintomi.

Capire in che misura i vaccini anti-covid riducano la trasmissione del virus sarà importante per determinare a che soglia di vaccinati potremo raggiungere la tanto invocata immunità di gregge. Lo capiremo nei prossimi mesi, ma più che un taglio netto da un mondo pandemico a un mondo guarito, dobbiamo aspettarci un graduale declino del rischio, con i vaccini che renderanno sempre più sicure le attività di un tempo, introducendo un progressivo ritorno alla normalità. Ritorno a cui possiamo contribuire continuando a indossare la mascherina, finché la maggior parte delle persone non sarà stata vaccinata.

5 febbraio 2021 Elisabetta Intini
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