Le organizzazioni che gestiscono le campagne vaccinali di massa in Paesi con sistemi sanitari precari si stanno trovando costrette a decidere tra due scenari ugualmente spaventosi: proseguire, infrangendo le norme di distanziamento fisico e mettendo bambini e genitori a rischio di contrarre la COVID-19, o fermarsi in via precauzionale, aumentando le probabilità di altre pericolose e talvolta mortali infezioni virali. Nella maggior parte dei casi, si sta scegliendo questa seconda via, ritenuta oggi "il male minore": ma le conseguenze dello stop vaccinale saranno drammatiche per milioni di famiglie.
Polio. Come riporta un articolo su Science, il 24 marzo la Global Polio Eradication Initiative (GAVI), un'organizzazione internazionale che favorisce l'accesso ai vaccini nei Paesi più poveri del mondo, ha raccomandato lo stop alle campagne di vaccinazione per la polio fino alla seconda metà dell'anno. Due giorni dopo lo Strategic Advisory Group of Experts (SAGE) on Immunization dell'Organizzazione mondiale della sanità ha auspicato che tutte le campagne di vaccinazioni di massa che prevengono altre infezioni vengano posposte: sarebbe impossibile mantenere il distanziamento sociale in questi contesti, ed è troppo alto il rischio di favorire focolai di COVID-19 presso popolazioni già in precarie situazioni di salute.
Le vittime indirette di COVID-19. Gli effetti di queste sofferte decisioni si vedranno a lungo. Per molti bambini, queste forme di immunizzazione di massa rappresentano l'unica possibilità di essere vaccinati, perché le strutture sanitarie locali non riescono a farsi carico di programmi vaccinali personalizzati. Dall'inizio delle sospensioni già 13,5 milioni di bambini hanno perso una vaccinazione per la polio, per il morbillo, il papillomavirus umano, la febbre gialla, il colera o la meningite. Nel caso della polio, si teme che molti bambini non più protetti dal vaccino finiranno paralizzati nelle aree in cui questa malattia non è ancora stata debellata o dove (come in Pakistan e Afghanistan) si stanno instaurando nuovi focolai.
La minaccia del morbillo. Le campagne di vaccinazione di massa contro il morbillo sono state sospese in 23 Paesi, lasciando scoperti 78 milioni di bambini. Le conseguenze rischiano di rivelarsi tragiche. Nei Paesi più poveri l'infezione da morbillo risulta letale in una percentuale di casi compresa tra il 3% e il 6% (un tasso di letalità paragonabile a quello riscontrato per la COVID-19). I bambini malnutriti sono particolarmente a rischio: nel 2018, 10 milioni di persone hanno contratto il morbillo, e 140 mila sono morte.
Prepararsi per il "dopo". L'OMS e altre organizzazioni sanitarie sottolineano l'importanza di insistere con le vaccinazioni individuali nelle strutture sanitarie; ma in molti Paesi mancano i dispositivi di protezione anti-COVID, il personale sanitario è stato ingaggiato per contenere il coronavirus e i genitori hanno paura di portare i figli in ospedale.
Inoltre, con i confini chiusi e i voli a terra, le scorte di vaccini iniziano a scarseggiare.
La speranza è di recuperare terreno perduto quando l'emergenza COVID-19 si sarà attenuata. Magari seguendo l'esempio virtuoso di quanto è stato fatto in Africa occidentale dopo l'epidemia di Ebola del 2014-2015: a fine emergenza furono intensificati gli sforzi per rafforzare le vaccinazioni di routine, arrivando addirittura a superare la copertura auspicata. In quel caso però, l'epidemia interessava tre Stati soltanto, e non il mondo intero.