Salute

CoViD-19, se la variante inglese incontra quella sudafricana

La variante inglese di coronavirus, più facilmente trasmissibile, sta acquisendo una mutazione che la rende anche più resistente agli anticorpi.

Più lasciamo il coronavirus libero di mutare, più è possibile che diventi pericoloso. Gli esperti lo ripetono da tempo, e una notizia che arriva dal Regno Unito ne dà conferma: in diversi campioni virali appartenenti alla cosiddetta "variante inglese" di SARS-CoV-2, più facilmente trasmissibile, è stata osservata una mutazione tipica di un'altra variante, quella sudafricana, che renderà il virus più abile nell'eludere la protezione degli anticorpi.

Una preoccupante chimera. La segnalazione è arrivata lunedì 2 febbraio da Public Health England, il braccio esecutivo del Ministero della Salute britannico. Studi di laboratorio hanno individuato una mutazione nota come E484K in almeno 11 campioni virali di variante inglese raccolti da pazienti covid nel Regno Unito. La E484K era fino a questo momento tipica della variante sudafricana del virus (B.1.351): questa mutazione aiuta il patogeno a evadere la sorveglianza del sistema immunitario. Studi scientifici fanno pensare che questa "versione" del patogeno sia più capace di stabilire reinfezioni in chi è già guarito da altre varianti di covid; inoltre, i vaccini che sono stati testati finora in Sudafrica, dove questa variante è prevalente, si sono mostrati comunque efficaci, ma in modo ridotto.

La contromossa del virus. Dunque la variante inglese del virus (B.1.1.7), che si trasmette con maggiore facilità, potrebbe acquisire una caratteristica tipica di quella sudafricana che finora non sembrava avere, ossia la maggiore resistenza agli anticorpi. Gli scienziati dell'Università di Cambridge hanno già confermato che la variante inglese "arricchita" con la mutazione E484K è più capace di sfuggire all'immunità acquisita. Se lasciata libera di circolare potrebbe soppiantare la "vecchia" variante inglese e a quel punto avremmo un virus più veloce nella diffusione che è anche più bravo a reinfettare.

Piccolo mondo. Nonostante i tentativi di arginare la loro diffusione, le varianti inglese e sudafricana si sono diffuse ben al di fuori dei Paesi che per prime le hanno individuate, e mostrano segni di trasmissione locale: significa che vengono trovate anche in persone che non hanno viaggiato in Sudafrica o nel Regno Unito e senza contatti indiretti con questi luoghi. Probabilmente anche questo nuovo incrocio è più frequente di quel che si pensi: poiché il Regno Unito ha una rete molto efficiente di sequenziamento genetico dei campioni virali, gli 11 casi trovati potrebbero essere soltanto la punta dell'iceberg.

La mutazione E484K è stata trovata anche sulla variante P.1 di coronavirus prevalente in Brasile (e in viaggiatori brasiliani arrivati in Giappone).

Per ora, fortunatamente, non si ha notizia di trasmissione locale della variante "brasiliana" al di fuori del Sudamerica.

3 febbraio 2021 Elisabetta Intini
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