Il difficile lavoro di ricostruzione delle origini del coronavirus della CoViD-19 si arricchisce di un importante tassello: il primo caso di infezione umana di SARS-CoV-2 nella provincia cinese dell'Hubei (quella di Wuhan) si può far ragionevolmente risalire a un periodo compreso tra la metà di ottobre e la metà di novembre 2019. Lo afferma uno studio pubblicato su Science, che simulando le dinamiche iniziali di diffusione del virus prima che fosse scoperto è anche arrivato a un'altra, sorprendente conclusione: per questo virus sarebbe stato molto più probabile estinguersi sul nascere, anziché innescare una pandemia.
A ritroso. Per capire quanto a lungo il virus della CoViD-19 abbia circolato in Cina prima di essere scoperto, il team coordinato dagli scienziati dell'Università della California a San Diego ha incrociato le informazioni sulla diversità genetica del virus in Cina e i primi casi di covid riportati nel Paese. I primi ricoveri ospedalieri sospetti a Wuhan per infezioni poi ricondotte al coronavirus risalgono alla metà di dicembre 2019. Ma questo non ci dice molto sull'origine del patogeno.
Utilizzando una tecnica di analisi nota come orologio molecolare, che sfrutta il tasso di mutazione genetica del virus per datare le varie ramificazioni del suo albero genealogico, il gruppo è riuscito a collocare la comparsa del comune antenato di tutte le varianti di SARS-CoV-2 tra l'inizio e la metà di novembre 2019.
Tuttavia il primo caso di infezione nell'uomo, il cosiddetto caso indice o paziente zero, può precedere la datazione del comune antenato dei virus di giorni, persino di settimane. Gli scienziati hanno stabilito che fino al 4 novembre 2019 il numero mediano di persone positive al SARS-CoV-2 in Cina era inferiore a 1 e che 13 giorni più tardi si era arrivati a 4; il 1° dicembre 2019 i casi erano 9.
Riproviamo... Con le informazioni note sulla biologia del virus e sulla sua trasmissibilità gli scienziati hanno poi effettuato delle simulazioni epidemiologiche del focolaio iniziale e dei primi giorni di pandemia. Solo nel 29,7% di questi modelli il virus era in grado di sostenere la catena di contagi fino a provocare un'epidemia. Nell'altro 70,3%, dopo aver infettato un numero relativamente basso di persone scompariva, si estingueva. In media queste epidemie simulate fallivano nell'arco di otto giorni dal primo caso.
galeotte furono le grandi città. «In pratica se potessimo tornare indietro nel tempo e ripetere il 2019 cento volte, in due casi su tre la CoViD-19 si esaurirebbe da sola, senza innescare una pandemia», afferma Joel O.
Wertheim, tra gli autori della ricerca. Significa che siamo stati sfortunati? Piuttosto, significa che gli esseri umani sono costantemente bombardati da patogeni zoonotici.
Il SARS-CoV-2 riuscì ad alimentare un'epidemia inizialmente locale perché era già in origine piuttosto disperso e perché si è diffuso in aree urbane, dove la trasmissione è più facile. Nelle epidemie simulate nelle comunità rurali meno popolose il contagio si è infatti estinto nel 94,5-99,6% dei casi.
Gli autori dello studio sono piuttosto scettici sul fatto che il SARS-CoV-2 in quegli stessi mesi circolasse già fuori dalla Cina: «È difficile - spiegano - riconciliare questi bassi livelli di diffusione del virus in Cina con le notizie di infezioni in Europa e negli USA nello stesso periodo».