Salute

L'OMS: solo il 2-3% della popolazione mondiale ha contratto la COVID-19

Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, la percentuale di persone che ha sviluppato anticorpi alla COVID-19 è di molto inferiore alle aspettative.

Molti studi suggeriscono che il numero reale di persone entrate in contatto con il SARS-CoV-2, il coronavirus che causa la COVID-19, sia di gran lunga superiore ai casi registrati. Tuttavia, se si allarga lo sguardo alla popolazione globale, la prospettiva cambia: secondo i risultati delle prime indagini sierologiche coordinate dall'OMS, soltanto una piccola parte degli abitanti del mondo - forse il 2% o il 3% - avrebbe avuto la COVID-19. Si tratta di una percentuale di molto inferiore alle aspettative, che se fosse confermata, indicherebbe che la maggior parte dei terrestri è ancora vulnerabile all'infezione.

Una lunga lotta. È in questa cornice che andrebbe interpretato il sinistro monito dell'OMS sul fatto che «il peggio debba ancora venire». Come ha ricordato Tedros Adhanom Ghebreyesus in una conferenza stampa il 20 aprile, «l'allentamento delle restrizioni non rappresenta la fine dell'epidemia in nessuna nazione. Porre fine all'epidemia richiederà uno sforzo prolungato da parte degli individui, delle comunità e dei governi per continuare ad eliminare e controllare il virus». 

L'OMS si è detta favorevole alla validazione e al rapido sviluppo di test sierologici degli anticorpi che aiutino a indagare la diffusione della COVID-19 nella popolazione. «I dati preliminari di alcuni di questi studi suggeriscono che una percentuale relativamente bassa di popolazione sia stata contagiata, anche nelle aree fortemente colpite». Nonostante i contagi sommersi siano molti di più di quelli ufficiali, insomma, le speranze che si possa in breve tempo raggiungere un'immunità di gregge sono al momento da accantonare. La maggior parte della popolazione globale è ancora suscettibile al contagio, e preoccupa l'avanzata dell'infezione in Africa, dove si è oltrepassata la soglia dei 23 mila contagi tra 52 Paesi.

Indizi, non prove. Uno studio condotto dall'Università di Stanford nella contea di Santa Clara (California) non ancora rivisto in peer-review, ha trovato che la percentuale di persone che aveva avuto la COVID-19 è da 50 a 85 volte superiore ai 1094 casi ufficiali. Ciò nonostante, il numero di persone colpite equivarrebbe al 3% circa di popolazione totale della contea. E una simile situazione potrebbe essersi verificata anche altrove.

Per Maria Van Kerkhove, a capo del comitato tecnico dell'OMS sulla Covid-19, il numero di positivi che emerge è inferiore al previsto, ma è troppo presto per essere certi di questo dato. Occorre accertarsi che i test sierologici siano stati svolti in modo corretto e capire come sono stati selezionati i soggetti - se, per esempio, non siano stati considerati soltanto i donatori di sangue, per definizione adulti in buone condizioni di salute.

 

27 aprile 2020 Elisabetta Intini
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