Sono recentemente usciti i risultati preliminari di diverse ricerche su candidati vaccini anti covid. Ma quanto "valido" dovrebbe essere un vaccino, affinché la pandemia da SARS-CoV-2 non diventi un lontano ricordo? Dipende dalla sua reale efficacia e dalla quantità di popolazione che potrà, o sarà disponibile, a riceverlo: da questo delicato equilibrio dipenderà anche la possibilità di lasciarci alle spalle gli altri comportamenti preventivi che ci hanno aiutato finora, come l'utilizzo della mascherina e il distanziamento sociale.
Modelli matematici. In uno studio pubblicato a metà luglio sull'American Journal of Preventive Medicine, un gruppo di scienziati della City University of New York riferisce di una serie di simulazioni sulla rapidità di diffusione della CoViD-19 negli Stati Uniti, per capire che cosa accadrebbe se una percentuale più o meno ampia di popolazione fosse vaccinata in diversi momenti della pandemia (ipotizzando che sia sufficiente una singola dose di vaccino, cosa per nulla scontata).
Come spiegato su The Conversation, vaccini diversi offrono livelli di protezione differenti, che si misurano in efficacia ed effectiveness, cioè efficacia sul campo, nella pratica. Se per esempio un vaccino avesse un'efficacia in laboratorio dell'80%, si potrebbe pensare che nell'applicazione sul campo su 100 persone entrate in contatto col virus, 80 non verrebbero contagiate: purtroppo, in condizioni reali l'efficacia di un vaccino tende a essere inferiore.
Oggi sappiamo che il vaccino contro il morbillo ha un'efficacia del 95-98%, mentre quello stagionale contro l'influenza ha una variabilità molto ampia, tra il 20 e il 60%: quale percentuale ci si augura per un vaccino anti covid?
I vari scenari. Il primo modello elaborato si basa su di una premessa impossibile: se negli USA la pandemia fosse ancora all'inizio e la percentuale di popolazione infettata fosse vicino allo zero, un vaccino dovrebbe avere un'efficacia del 60% almeno per arrestare i contagi, ma dovrebbe essere somministrato all'intera popolazione (un'utopia, considerando i no-vax e le persone impossibilitate a ricevere il vaccino per problemi di salute).
Se la percentuale di persone vaccinate calasse, l'efficacia del vaccino dovrebbe essere maggiore: il nostro obiettivo è infatti assicurarsi che vi sia il più basso numero possibile di persone esposte al virus. Vaccinando il 75% della popolazione dovremmo avere un vaccino efficace al 70%; se lo ricevesse solo il 60% degli americani, l'efficacia dovrebbe salire all'80%. Solo così si riuscirebbe a portare il numero di nuovi casi giornalieri vicino allo zero, o a ridurlo a un valore molto basso per lungo tempo (come sta avvenendo in Italia).
Il fattore tempo. Naturalmente, più tardi si interviene nel corso della pandemia, più il numero di persone infettive in circolazione è elevato: guardando agli USA, la differenza tra lo 0% e il 5% di popolazione contagiata equivale a milioni di persone. Per ora le stime ufficiali parlano dell'1% di americani contagiati, ma se si contano asintomatici e diagnosi mancate, la percentuale potrebbe essere molto più elevata. La velocità con la quale si produce un vaccino è quindi un'altra variabile essenziale: perché, se lo avessimo a disposizione con una percentuale di contagiati già vicina al 15%, il vaccino potrebbe ridurre il picco di casi soltanto fino al 65% (quindi non completamente: sarebbe come sperare di trovare una strada in discesa nel pieno di una salita in montagna) - sempre che sia efficace al 100%, che ci siano dosi per tutti e che l'intera popolazione sia pronta a riceverlo.
Che cosa ci serve. In conclusione, secondo lo studio, un vaccino con efficacia attorno al 60% potrebbe fermare la pandemia, ma solo se tutti o quasi venissero immunizzati. Poiché è inverosimile che questo accada, l'efficacia dovrà essere almeno dell'80%, per allentare le norme sul distanziamento sociale. Ciò non vuol dire che un vaccino di efficacia inferiore non sarebbe utile: ma solo che in quel caso, dovremmo abbinarlo alle altre norme salvavita, finché non ne avremo uno più efficace ancora.