La maggior parte degli studi epidemiologici sull'andamento futuro del SARS-CoV-2 abbraccia con lo sguardo qualche settimana, pochi mesi al massimo. Ma quale evoluzione possiamo ipotizzare, per la COVID-19, nei prossimi 2-4 anni? Secondo un modello della Scuola di salute pubblica dell'Università di Harvard sulla diffusione della malattia da nuovo coronavirus negli USA, l'attuale lockdown adottato in buona parte del Pianeta non basterà a fare della pandemia un lontano ricordo. Se il SARS-CoV-2 si comporterà come altri coronavirus noti, potrebbe rallentare la sua corsa con l'estate per ritornare con una seconda, più violenta ondata in inverno. E senza nuovi strumenti per fermarlo, nella situazione in cui siamo ora, potrebbero essere necessari lockdown "a singhiozzo" fino al 2022.
Lo studio che è stato pubblicato su Science e da lì molto ripreso, va però interpretato nel modo corretto: come un modello e non una previsione assoluta. Anziché focalizzarci con angoscia sulla data - il 2022 - dovremmo concentrarci sul potrebbero e capire come lavorare per scongiurare questa eventualità.
Evoluzioni possibili. Per elaborare le loro previsioni, i ricercatori si sono basati su due coronavirus che causano comuni raffreddori, chiamati OC43 e HKU1. Questi patogeni hanno un andamento stagionale. Se, come è possibile ipotizzare, il SARS-CoV-2 si comportasse come i suoi "cugini", la progressione della COVID-19 potrebbe attenuarsi con l'estate, ma non abbastanza da estinguere la catena dei contagi. Si ripresenterebbe d'inverno e avrebbe ancora un ampio bacino di popolazione da contagiare: le misure di lockdown che oggi stanno salvando vite umane fanno anche in modo che molte persone non contraggano l'infezione, e risultino pertanto vulnerabili.
E questa è solo una delle variabili presa in considerazione. Un'altra riguarda l'immunità acquisita dopo l'infezione e la sua durata, o la possibilità che aver contratto un'infezione da altri coronavirus possa proteggere in parte anche dalla COVID-19. Se l'immunità al SARS-CoV-2 in chi ha già contratto l'infezione durasse un anno, potremo aspettarci ondate annuali di contagi; se durasse più a lungo, avremmo epidemie di COVID-19 via via sempre meno frequenti. Se gli altri coronavirus offrissero una sorta di "immunità incrociata", allora la malattia dovrebbe ripresentarsi in forma progressivamente meno grave e pervasiva.
Lo scenario peggiore. Assumendo un R0 (il numero di riproduzione di base, ossia quanti ulteriori contagi produce un individuo positivo al virus) compreso tra 2 e 2.5, e ipotizzando che il distanziamento sociale riduca la trasmissibilità del virus del 60% e l'estate del 40%, allora per non sovraccaricare gli ospedali USA si dovrebbe mantenere le distanze fisiche fino alla metà di maggio, ripristinarle in agosto e di nuovo da ottobre a fine anno.
E non è finita: si dovrebbe proseguire poi da febbraio ad aprile 2021, nel mese di giugno 2021 e per intervalli di tempo comparabili nel 2022 e oltre, fino a raggiungere l'immunità di gregge.


Resistenza. Questo - va detto - è lo scenario che si potrebbe prospettare senza mettere in campo nessuno strumento di contrasto al di fuori di lockdown e immunità di gregge. Tuttavia, aumentando i posti letto nelle terapie intensive, queste restrizioni potrebbero essere allentate e terminare prima, perché si arriverebbe più rapidamente a immunizzare gran parte della popolazione. Anche se si trovassero farmaci per i casi più gravi di COVID-19 o se si arrivasse a un vaccino, le restrizioni potrebbero in parte essere allentate senza saturare la capacità dei sistemi sanitari.
Il messaggio principale di questo studio è che i pur necessari sforzi che stiamo compiendo probabilmente non basteranno a eliminare completamente il virus nel giro di un paio di mesi. Senza passi avanti nella ricerca e nell'organizzazione dell'assistenza sanitaria, nuovi focolai sono destinati ad accendersi con l'allentamento delle restrizioni. Per questo le misure di distanziamento sociale dovranno proseguire in modo alternato, insieme ad interventi di altro tipo. Queste informazioni saranno indispensabili per i decisori politici: occorre pensare a misure strutturali e a lungo termine, non a provvedimenti "mordi e fuggi".