Si può prendere la COVID-19 una seconda volta? E se si pensa di averla contratta, come si fa a sapere se si è guariti? Questa certezza manca a chi, nonostante le richieste e la necessità, non sia riuscito a ottenere un tampone (e una diagnosi certa). Ma in alcuni casi non ce l'ha neppure chi è già passato da due tamponi negativi a distanza di almeno 24 ore - il criterio che l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha fissato per certificare il superamento della malattia. Proprio l'OMS ha annunciato, sabato 11 aprile, che indagherà sulle decine di casi riportati da tutto il mondo, di pazienti considerati guariti che a distanza di giorni risultano di nuovo positivi al virus.
Ospite sgradito. Venerdì 10 aprile, dalla Corea del Sud è arrivata la notizia di 91 pazienti considerati guariti dalla COVID-19 perché risultati negativi ai tamponi "di verifica", che sono emersi di nuovo positivi nei test successivi. Le autorità sanitarie sudcoreane hanno annunciato indagini epidemiologiche sull'accaduto, ma l'ipotesi prevalente è che possa trattarsi di una riattivazione del virus nell'organismo, e non di un nuovo contagio. Anche nei pazienti in cura si sono registrati molti casi di tamponi negativi seguiti a breve giro da nuovi positivi; potrebbe in parte dipendere dall'affidabilità dei test (che non è assoluta: è per questo che vengono ripetuti), e dalla quantità di particelle virali presenti nell'organismo. Non sappiamo neanche quanto a lungo permangano le tracce di SARS-CoV-2 nei guariti, né se questi siano anche se in minima parte ancora contagiosi.
Un nemico che conosciamo poco. L'OMS lavorerà per raccogliere maggiori informazioni su questi casi individuali e per assicurarsi che i tamponi per accertare la positività siano stati effettuati nel modo corretto. Prima di giungere a una possibile risposta occorrerà un'attenta analisi dei dati epidemiologici: la COVID-19 è una malattia nuova e ci sono molte cose che ancora non sappiamo. Monitorare le 390 mila persone che nel mondo sono guarite potrà fornire informazioni preziose.