Salute

Correre scalzi fa male?

Troppo presto per buttare le scarpe da corsa, mancano le prove che correre a piedi nudi sia meno traumatico che farlo “calzati”.

Correre senza scarpe serve davvero a prevenire gli infortuni? Negli Stati quella del “barefoot running” è una moda dilagante. Da noi prova a cimentarsi nel jogging a piedi nudi solo una minoranza, anche se l’idea e il dibattito affascinano molti appassionati, mentre altri sono tentati dal compromesso tra primitivo e tecnologico delle scarpe tipo guanto per piedi.

Un gruppo di ricerca sudafricano guidato da Nicholas Tam, in un articolo pubblicato sul British Journal of Sports Medicine, ha raccolto prove e osservazioni a favore e contro la pratica della corsa da scalzi: il giudizio resta sospeso, anche se a uno sguardo critico alcune delle idee sui presunti benefici non reggono.

Nati per correre?
Gli esseri umani correvano, e per lunghe distanze, ben prima dell’invenzione delle scarpe. A lanciare l’idea che l’evoluzione ci abbia predisposto per farlo a piedi nudi (e che quindi potenzialmente questa corsa naturale sia migliore per il nostro fisico) è stato soprattutto Daniel Lieberman, che studia la questione nel suo laboratorio all'Università di Harvard.

Spesso vengono citati come esempio i maratoneti africani, come l’etiope Abebe Bikila, che vinse l’oro olimpico a Roma nel 1960, arrivando scalzo al traguardo della maratona, o alcune popolazioni, come i Tarahumara del Messico, che percorrono correndo a piedi nudi anche centinaia di chilometri. La teoria è che nella corsa senza scarpe si sia naturalmente portati a scaricare il peso sull'avampiede molto più di quanto avvenga con le scarpe da corsa che, con la suola rialzata e ammortizzata, favorirebbero un modo di correre in cui il peso poggia di più sui talloni.

In realtà, anche questa osservazione non è del tutto sicura. Uno studio recente ha per esempio osservato che anche tra le popolazioni dove ancora si corre a piedi scalzi, come alcune tribù in Kenya, il tipo di corsa e di appoggio del piede varia a seconda delle situazioni e della velocità.

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In attesa di verdetto
Il nuovo studio, analizzando la letteratura in materia, non ha trovato prove decisive che la corsa senza scarpe porti in assoluto benefici in termini di riduzione degli infortuni cui, secondo le stime, andrebbe incontro quasi l’80 per cento di chi corre. I traumi dipendono da molti fattori diversi e non da uno in particolare. Molto dipende dalla meccanica e dallo stile della corsa, dicono gli autori, che varia da persona a persona, sia con le scarpe sia senza.

Inoltre, anche ammesso che serva, non è chiaro come dovrebbe avvenire la transizione dalle scarpe al piede nudo: chi ci ha provato si è procurato spesso fratture da stress al piede. Gli esperti concordano sul fatto che il passaggio dovrebbe essere graduale, provando prima a correre per poche decine di metri su un terreno liscio e duro. E sperando nel frattempo, prima di buttare le scarpe da corsa, che arrivi la parola definitiva sulla loro (in)utilità.

Abbiamo provato due calzature "estreme": le Vibram Fivefingers, che consentono di correre praticamente scalzi, e le Hoka One One, con una super ammortizzazione. Ecco il risultato, realizzato insieme al team del Centro di Medicina dello Sport dell'Università di Pavia.

28 ottobre 2013 Chiara Palmerini
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