«Per il momento, non stiamo assistendo a una diffusione incontrollata di questo coronavirus, né stiamo osservando una diffusione su larga scala di una malattia grave o di morti. Questo virus ha potenziale pandemico? Assolutamente sì. Siamo già alla pandemia? Dalle nostre valutazioni, non ancora». Così Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore Generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, ha risposto alle pressioni internazionali sulla necessità di dichiarare pandemica l'emergenza globale da coronavirus. Per l'OMS, usare la parola pandemia non riflette la situazione a livello globale, che sta avendo un andamento eterogeneo. E rischia solamente di alimentare il panico, in un momento in cui dovremmo invece prepararci a fronteggiare un possibile rischio pandemico.
La situazione nel mondo. Fuori dalla Cina, ci sono stati per ora 2.074 casi di COVID-19 in 28 Paesi, e 23 decessi. In alcuni contesti, come in Italia, Iran e Corea del Sud, si è registrata un'improvvisa impennata di casi, situazione che l'OMS ha definito "molto preoccupante". Nel caso dell'Italia, l'abbondanza di contagi potrebbe dipendere da una maggiore scrupolosità dei controlli, estesi a migliaia di persone (e assenti in altri Paesi, che non hanno ancora osservato "casi sentinella"); oppure, dal fatto che la trasmissione del nuovo coronavirus è avvenuta spesso in contesti ospedalieri, dove sono concentrate molte persone.
Il contenimento funziona. Ma l'andamento della malattia in Cina sta seguendo una diversa traiettoria. L'OMS, che il 23 febbraio ha concluso una visita nelle province colpite, si è detta incoraggiata dal continuo declino dei nuovi casi nel Paese. Al momento i contagi in Cina risultano 77.362, inclusi 2.618 decessi. Nelle ultime 24 ore, il Paese ha riportato 416 nuovi casi confermati e 150 morti. In Cina, l'epidemia da coronavirus ha raggiunto il picco e si è stabilizzata tra il 23 gennaio e il 2 febbraio; da allora, il declino è stato stabile: il numero di nuovi casi sta, cioè, progressivamente diminuendo. Un'altra buona notizia è che non sono state osservate significative mutazioni del DNA del virus: il coronavirus ha il profilo genetico che in molti hanno già isolato. Al momento il tasso di letalità appare compreso tra il 2 e il 4% a Wuhan e dello 0,7% fuori Wuhan. Per le persone con forme lievi dell'infezione (la maggior parte dei contagiati), i tempi di recupero sono di circa due settimane, per le altre, da tre a sei.