Salute

Nuovo coronavirus: ora l'emergenza è fuori dalla Cina

L'epidemia da nuovo coronavirus riguarda almeno 49 Paesi, e i nuovi casi nel mondo sono più di quelli registrati da Pechino. Parola d'ordine: prepararsi.

Il coronavirus SARS-CoV-2 fa il giro del mondo, incurante dei blocchi dei voli e degli scanner per la temperatura. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità è ora presente in almeno 49 Paesi, e tra il 26 e il 27 febbraio il numero complessivo di nuovi casi di contagio fuori dalla Cina ha superato quello dei nuovi casi registrati in Cina. Alle 6:00 del mattino del 28 febbraio la Cina riportava un totale di 78.959 persone contagiate, inclusi 2.791 decessi. Nello stesso giorno però il Paese ha riferito un aumento di 329 casi di COVID-19, il numero più basso da un mese a questa parte.

Fuori dalla Cina, ci sono stati 4.351 casi e 67 decessi. Tra il 26 e il 27 febbraio, sette Paesi hanno registrato il loro primo caso di infezione da SARS-CoV-2: Brasile, Georgia, Grecia, Macedonia del Nord, Norvegia, Pakistan e Romania. Tra il 27 e il 28 febbraio, il virus è apparso anche in Danimarca, Estonia, Lituania, Lussemburgo e Nigeria: in tutti i casi, c'era un legame con l'Italia. Sono almeno 24 i casi di COVID-19 esportati dall'Italia in 14 Paesi.

USA in allerta. I Centers for Disease Control and Prevention statunitensi hanno annunciato il primo caso di un paziente rimasto infettato nella comunità locale, senza aver viaggiato in Paesi interessati dal contagio né aver avuto contatti con altri casi di contagio noti. Il paziente sarebbe rimasto per una settimana in un ospedale della California, e avrebbe ricevuto una diagnosi di COVID-19 soltanto dopo 4 giorni dal ricovero.

Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, la priorità ora è quella di farsi trovare preparati: nessun Paese può sperare di essere immune all'epidemia, e ciascuno deve chiedersi se ha unità di isolamento, respiratori, materiale per proteggere il personale sanitario ed effettuare tamponi, posti nelle terapie intensive e mezzi per informare correttamente la popolazione. Come stiamo vedendo in questi giorni, non sono misure "scontate" neanche per i ricchi Paesi industrializzati.

Contenere la diffusione. Il nuovo virus «non si presenta, di solito, come un naso che cola - ha spiegato Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore Generale dell'OMS - nel 90% dei casi è una febbre e nel 70% dei casi una tosse secca. Ma non è l'influenza: con le adeguate misure, si può contenere. Questo è uno dei messaggi chiari che arrivano dall'esperienza della Cina».

«Quello che vediamo al momento - ha aggiunto - sono epidemie di COVID-19 collegate in molti Paesi, ma la maggior parte dei casi è ancora riconducibile a contatti o aggregazioni di casi noti.

Non abbiamo ancora evidenze delal diffusione libera del virus all'interno delle comunità». Arginare l'epidemia è ancora possibile, rompendo le catene di trasmissione dell'infezione. «A Guangdong, in Cina, gli scienziati hanno testato oltre 320.000 persone della popolazione locale e solo lo 0,14% era positiva alla COVID-19. Ciò suggerisce che il contenimento è possibile».

prevenire. In questo momento, fa sapere l'OMS, sono allo studio in tutto il mondo oltre 20 vaccini, e diverse terapie sono in fase di trial clinico. I primi risultati sono attesi nelle prossime settimane, ma per la prevenzione non possiamo aspettare tanto: esistono diversi comportamenti che possiamo adottare per proteggerci da subito, come evitare di portare le mani alla bocca, lavarsi le mani spesso e bene, disinfettare le superfici di casa e dei luoghi di lavoro, tenersi distanti dalle persone che manifestano sintomi simil-influenzali.

29 febbraio 2020 Elisabetta Intini
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