Salute

Coronavirus: si può essere simultaneamente infettati da due varianti?

In Brasile i casi di due pazienti positivi a due diverse varianti di SARS-CoV-2. Nessun effetto sui sintomi, ma l'evento è da monitorare.

All'inizio dell'inverno si temeva l'eventualità di co-infezioni tra virus influenzale e SARS-CoV-2. Ora che l'influenza è ai minimi storici, si presenta la possibilità di un altro tipo di infezione concomitante: quella tra due diverse varianti di coronavirus. In Brasile sono stati individuati due casi di pazienti simultaneamente attaccati da due distinte versioni del patogeno circolanti nella zona. Al momento questa eventualità non sembra comportare sintomi più gravi, ma va comunque monitorata attentamente, e per un motivo molto serio.

contagiati due volte. Gli scienziati conoscono da tempo il rischio di multiple infezioni da virus respiratori. La scoperta di diversi coronavirus nella stessa persona poteva dipendere da due situazioni: più mutazioni di uno stesso virus dopo l'infezione iniziale, oppure il contagio dello stesso paziente da parte di due diverse varianti. Il sequenziamento genetico dei virus nei due positivi ha confermato che si trattava del secondo caso: le due varianti identificate corrispondono a lignaggi differenti del virus, da tempo circolanti tra la popolazione.

Mischiamo il mazzo. La possibilità di co-infezioni apre al rischio che il nuovo coronavirus possa usare questa strada per acquisire mutazioni favorevoli più rapidamente. I virus a RNA come il SARS-CoV-2, infatti, non mutano soltanto per le pressioni ricevute dall'ambiente in cui circolano (ne scriviamo più diffusamente qui); possono cambiare d'abito anche attraverso un processo di ricombinazione. Quando due virus attaccano la stessa cellula, possono scambiarsi parti consistenti di codice genetico e dar luogo a sequenze inedite.

Come spiegato su The Conversation, si tratta di un fenomeno noto per i virus a RNA. Un meccanismo simile - chiamato di riassortimento - riguarda i virus dell'influenza, che a differenza dei coronavirus comprendono otto diversi segmenti di RNA. Quando due virus dell'influenza invadono la stessa cellula, queste sequenze si possono mischiare e dar luogo a patogeni con nuove combinazioni genetiche. I maiali sono considerati incubatori ideali per scambi di questo tipo, perché facilmente soggetti a co-infezioni: il virus H1N1 all'origine della pandemia influenzale del 2009 nacque dal riassortimento di virus influenzali umani, aviari e suini avvenuto nei maiali.

Tutto è iniziato così... Con i coronavirus SARS-CoV-2 che sono costituiti da un singolo filamento di RNA, l'evento può avvenire solo se due stringhe di RNA derivanti dallo stesso virus o da due virus diversi attaccano la stessa cellula. Si può però anche verificare una co-infezione in cui diversi virus attaccano cellule o organi diversi (per esempio l'alto e il basso tratto respiratorio) senza "mischiarsi".


 
In effetti si pensa che proprio un evento di ricombinazione abbia permesso al SARS-CoV-2 di riuscire ad attaccare le cellule umane: mischiando le carte genetiche di due diversi coronavirus animali strettamente imparentati, il virus avrebbe affinato la sua chiave di ingresso alle cellule - la proteina Spike - rendendola perfetta per accedere all'organismo umano.

6 marzo 2021 Elisabetta Intini
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