Sono trascorsi 9 anni dal catastrofico tsunami che colpì il Giappone. E che in queste ore sarebbe stato rievocato in una serie di celebrazioni che sono state annullate a causa dell'epidemia di coronavirus.
Erano le 14.46 dell'11 marzo 2011, al largo della regione giapponese di Tōhoku, a 30 chilometri di profondità, la Terra ha iniziato a tremare, provocando una scossa di grado 9 della scala Richter durata sei minuti e avvertita fino in Norvegia.Il sisma, la cui potenza fu pari a quella di un'esplosione di 31,6 miliardi di tonnellate di tritolo, ha provocato uno tsunami, che ha colpito la costa con onde alte più di 10 metri (in alcune zone, come nella città di Miyako, le onde hanno raggiunto i 40 metri).
L'acqua, oltre a inondare un'area di circa 560 chilometri quadrati, ha raggiunto anche la centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi, provocando il peggior disastro nucleare dopo quello di Chernobyl, del 1986: entrambi sono stati classificati come incidenti di livello 7 (il grado massimo) nella scala internazionale degli eventi nucleari e radiologici (INES).
Disastro nucleare. La scossa di terremoto, come previsto dal sistema di sicurezza, fermò il funzionamento dei reattori ad acqua bollente (BWR, boiling water reactors, che utilizzano acqua bollente per generare vapore all'interno del reattore). Tutto il calore residuo, però, rilasciato durante la fissione (processo per il quale un atomo si "spacca" producendo enormi quantità di energia), doveva essere smaltito: normalmente questo è possibile grazie a un sistema di raffreddamento ad acqua, che smise però di funzionare a seguito del maremoto, quando saltò la corrente elettrica. I generatori diesel d'emergenza funzionarono per poco tempo e in modo insufficiente, e il combustibile nucleare si surriscaldò, provocando esplosioni di idrogeno e la fusione del nocciolo dei tre reattori nucleari, che causò il rilascio di iodio, cesio e cobalto radioattivi.
Commemorazione annullata. Come ogni anno, anche per il 2020 era prevista una commemorazione per l'11 marzo in Giappone, cancellata però a causa dell'emergenza sanitaria e la necessità di ridurre il rischio di contagio da CoViD-19. «Abbiamo aspettato fino all'ultimo minuto», ha dichiarato alla stampa Yoshihide Suga, portavoce del governo. «Purtroppo però la situazione attuale ci obbliga a fare il possibile per prevenire la diffusione della malattia». Il governo ha previsto comunque un minuto di silenzio alle 14.46 dell'11 marzo, in ricordo delle migliaia di vittime dello tsunami.