Mentre il numero di persone contagiate dal coronavirus COVID-19 (questo il suo nuovo nome ufficiale) ha superato quota 45 mila, ci si chiede quali potranno essere le possibili conseguenze di quanto sta accadendo. Le misure di contenimento riusciranno ad arrestare l'epidemia, oppure il virus è destinato a "fare il suo corso"? La situazione è destinata a peggiorare o, con il tempo, a migliorare? Anche tra gli epidemiologi l'incertezza regna sovrana. Tuttavia, si possono ipotizzare alcuni possibili scenari futuri, basati sugli esiti delle passate minacce per la salute globale.
1. riusciremo a contenere l'epidemia. È lo scenario più ottimistico, che ricalca quanto osservato con la SARS (Sindrome Respiratoria Acuta Grave), un altro coronavirus che dà sintomi respiratori e che 17 anni fa contagiò oltre 8000 persone - soprattutto in Cina - uccidendone 774 in 17 Paesi. I primi casi furono riferiti all'OMS, con alcuni mesi di ritardo, nel febbraio 2003. A marzo centinaia di persone esposte al contagio furono messe in quarantena, e furono imposte restrizioni di viaggio nelle aree a rischio. Iniziò una serrata campagna di screening negli aereoporti; i medici affinarono la diagnosi e isolarono i pazienti da curare in modo tempestivo. Alla metà dell'estate, la maggior parte dei Paesi interessati dalla SARS era ormai "fuori pericolo". Nel 2004, il virus aveva ormai interrotto il contagio umano, anche se sopravvive tuttora negli animali.
Nel caso del COVID-19, una comunicazione più tempestiva e l'impiego di imponenti misure di contenimento - con intere città in quarantena e la dichiarazione di emergenza globale - potrebbero iniziare a dare presto i risultati sperati. Negli ultimi giorni i contagi sembrerebbero essere rallentati: secondo il Guardian, martedì 11 febbraio le autorità sanitarie dell'Hubei (la provincia cinese epicentro dell'infezione) hanno riportato 1.638 nuovi casi di infezione, il numero più basso dal 31 gennaio. Per gli esperti potrebbe essere il segnale di un imminente picco dell'epidemia, il punto dopo il quale il contagio inizia a diminuire, ma è troppo presto per affermarlo con certezza. La SARS si trasmetteva solo da pazienti sintomatici, e non sembrava particolarmente abile a diffondersi fuori dal contesto ospedaliero. Al momento non è chiaro se il COVID-19 possa trasmettersi anche in assenza di sintomi (è stato riferito almeno un caso di un paziente asintomatico che ha contagiato più persone), ma di certo il virus è più efficiente nel propagarsi da uomo a uomo.
Due altri fattori potrebbero contribuire alla realizzazione di questo scenario.
Il primo è che i focolai locali di COVID-19 fuori dalla Cina, per lo più causati da pazienti che hanno viaggiato nelle zone colpite, si spengano sul nascere, scongiurando una pandemia. La seconda è che il nuovo coronavirus non riesca a diffondersi nei Paesi con climi caldi (molti dei quali hanno sistemi sanitari fragili). I coronavirus sono patogeni invernali, che si trasmettono al meglio in climi freddi e asciutti. Alte temperature e umidità potrebbero ostacolarne a corsa.
2. Il virus si estingue dopo aver contagiato il maggior numero di persone possibile. Come spiega un articolo su Vox, un'epidemia virale si esaurisce quando smette di trovare persone suscettibili all'infezione, così come un fuoco muore quando non c'è più nulla da bruciare. Soltanto nel 2016, l'epidemia di Zika contagiò oltre 35 mila persone a Porto Rico. Dopodiché, il numero di persone passibili di contagio diminuì, perché coloro chi era più a rischio di entrare in contatto con le zanzare che trasmettevano la malattia erano già stati punti. Zika sta ancora circolando, in misura minore, in Brasile, ma a Porto Rico non si sono più verificati contagi. Non è chiaro quali persone siano maggiormente a rischio di contrarre il COVID-19, e comunque, nonostante l'esito finale, questo non è uno scenario desiderabile, perché rispetto al successo del contenimento implica un numero molto più alto di malati e di morti.
3. Il nuovo coronavirus diventerà un altro virus comune. Questa terza strada prevede che l'epidemia non si esaurisca, ma si cronicizzi in maniera meno drammatica e - possibilmente - contrastabile con un vaccino. Il virus influenzale di tipo A/H1N1, un nuovo sottotipo di virus che fu osservato per la prima volta nel 2009, circolò per il Pianeta con le caratteristiche di una pandemia, interessando 214 Paesi e provocando oltre 18 mila decessi. Oggi fa parte del normale repertorio di virus influenzali stagionali, dai quali ci si protegge con vaccino. Una possibilità è che il COVID-19 divenga, in Cina o altrove, il quinto possibile coronavirus che normalmente infettano l'uomo, causando sintomi respiratori che vanno dal comune raffreddore alla polmonite.