Chi si ricorderà dell'importanza della ricerca, quando la pandemia da COVID-19 non sarà che un ricordo? In una collaborazione internazionale ambiziosa e senza precedenti, un gruppo di scienziati ha identificato in poche settimane le proteine che il coronavirus SARS-CoV-2 usa per attaccare le cellule, e stilato una lista di potenziali farmaci utili a "nasconderle". Se il loro lavoro dovesse portare ai risultati sperati - i primi dati usciranno a breve online - sarebbe una conquista a beneficio di tutti: un farmaco antivirale trovato nel giro di pochi mesi, contro un patogeno che fino a gennaio non conosceva nessuno.
Togliere al virus gli strumenti di base. Molti scienziati stanno lavorando per testare antivirali che "se la prendano" direttamente con il nuovo coronavirus. Ma i ricercatori del Quantitative Biosciences Institute Coronavirus Research Group dell'Università della California stanno tendando un approccio diverso: vanno a caccia di farmaci che riescano a schermare le proteine cellulari che il virus sfrutta per sopravvivere e riprodursi.
I virus si riproducono inserendo i loro geni all'interno delle cellule umane, che leggendo queste istruzioni cominciano a produrre proteine virali, come tante fabbriche a servizio di un sequestratore criminale. Queste proteine si legano alle proteine cellulari per creare nuovi virus, che usciranno dalla cellula per infettarne altre.
Trovando le proteine che i virus usano per manipolare le nostre cellule, possiamo riuscire a bloccare questo meccanismo impazzito. Il team californiano ha già creato queste mappe per altri virus, come HIV, Ebola e dengue. Il mese scorso, quando una donna californiana ha contratto la COVID-19 senza aver viaggiato in aree a rischio né conosciuto soggetti positivi, è parso chiaro che bisognava fare in fretta.
La mappa. Il gruppo californiano si è messo a lavorare giorno e notte per trovare la particolare combinazione di proteine che il nuovo coronavirus utilizza per attaccare. Un lavoro che in condizioni normali richiederebbe due anni di tempo è stato completato in poco più di un mese, grazie agli sforzi di 22 laboratori in tutto il mondo, che hanno collaborato da remoto, scambiandosi dati in quelle riunioni virtuali che sono per molti la nuova normalità.
Secondo il New York Times, a febbraio il team ha sintetizzato i geni del virus e li ha iniettati in colture cellulari, individuando così oltre 400 proteine delle cellule umane che il SARS-CoV-2 usa per crescere. La mappa creata dai ricercatori mostra che il virus "assolda" anche proteine che non servono a produrre nuovi virus: gli scienziati stanno cercando di capire il perché.
Intanto, i ricercatori dell'Università della California a San Francisco hanno cercato in un database di 20 mila farmaci già approvati per l'utilizzo molecole in grado di interagire con le proteine trovate, e hanno individuato una cinquantina di candidate.
I test. Le prime dieci della lista sono state condivise con gli scienziati dell'Icahn School of Medicine dell'Ospedale Mount Sinai e dell'Istituto Pasteur di Parigi, che hanno cominciato a testare i farmaci su cellule con COVID-19. I risultati preliminari sono attesi a giorni. Se si trovasse qualcosa di promettente, si passerà a sperimentarne l'utilizzo su modelli animali (per esempio sui furetti, già suscettibili alla SARS). A quel punto occorrerà escludere effetti collaterali: anche se si tratta di farmaci già utilizzati e sicuri, nel dosaggio necessario per eliminare il nuovo coronavirus potrebbero risultare dannosi.
Quella descritta è solo una delle tante corse contro il tempo per trovare un farmaco contro la malattia da coronavirus. Un altro fronte promettente riguarda il remdesivir (un farmaco sperimentale usato contro Ebola), attualmente utilizzato in cinque trial clinici su pazienti. Mentre gli scienziati dell'Università di Stanford stanno studiando il modo di degradare la sequenza genetica del SARS-CoV-2 con le forbici molecolari CRISPR.