Salute

Isolato coronavirus negli occhi di una paziente negativa al tampone nasale

Il coronavirus era presente nelle lacrime di una paziente negativa al tampone nasale: un motivo in più per continuare a evitare di toccarsi gli occhi, oltre che naso e bocca, e a lavarsi spesso le mani.

L'Istituto Spallanzani di Roma ha rilevato elevati livelli di particelle virali del coronavirus SARS-CoV-2 nelle secrezioni oculari della prima paziente ricoverata in Italia per CoViD-19, la turista 65enne di Wuhan che a fine gennaio era atterrata a Roma con il marito. Secondo quanto afferma lo studio, pubblicato su Annals of Internal Medicine, il virus sarebbe stato rilevato diversi giorni dopo che i tamponi nasali erano risultati negativi.

Il ricovero e i sintomi. Era il 23 gennaio quando la paziente venne ricoverata allo Spallanzani con i sintomi della CoViD-19: inizialmente tosse secca, mal di gola, rinite e congiuntivite, successivamente anche febbre, nausea e vomito. Un tampone oculare effettuato tre giorni dopo il ricovero rilevò tracce di RNA di SARS-CoV-2 negli occhi. Ventiquattro giorni dopo, nonostante il tampone nasale risultasse negativo, quello oculare continuava ad essere positivo: non solo vi erano numerose particelle virali di SARS-CoV-2, ma il coronavirus era vivo, poiché continuava a replicarsi.

L'importanza della prevenzione. «I fluidi oculari di pazienti affetti da CoViD-19 potrebbero contenere il virus, ed essere quindi fonte di infezione», spiegano gli autori. Per questo, sottolineano, è fondamentale adottare misure preventive (quelle che ripetiamo dallo scoppio dell'epidemia): evitare di toccarsi naso, bocca e occhi, e lavarsi spesso le mani.

Non è ancora chiaro quanto il virus contenuto nei campioni estratti dalle secrezioni oculari sia contagioso, ma, seguendo la regola secondo cui prevenire è meglio che curare, i ricercatori auspicano che «vengano adottate il prima possibile misure che prevengano la trasmissione attraverso questo canale».

23 aprile 2020 Chiara Guzzonato
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