Delle nuove strade esplorate per trattare i 400 milioni di persone nel mondo che soffrono di diabete, quella descritta in un articolo appena pubblicato su Nature Communications è tra le più originali. Un gruppo di ricercatori svizzeri ha messo a punto un impianto di cellule programmate per rilasciare un farmaco che stimola la produzione di insulina in risposta ai livelli di caffeina percepiti nel sangue.
La speranza è che in un - per ora distante - futuro, la regolazione dei livelli di glucosio possa avvenire attraverso abitudini insite nello stile di vita, come una tazzina a fine pasto, e non necessariamente con le iniezioni.
Il segnale tanto atteso. Nei topi, questo impianto sottocutaneo è risultato sensibile alla caffeina contenuta in caffè, tè ed energy drink. Per aumentare la dose di insulina prodotta, è stato sufficiente somministrare espressi più "carichi". Il gruppo di ricerca del Politecnico Federale di Zurigo ha modificato alcune cellule renali umane, rendendole capaci di rilasciare una sostanza, chiamata GLP-1, che stimola le cellule beta del pancreas a produrre insulina - un ormone che partecipa alla regolazione del glucosio nel sangue, e che è carente nei pazienti diabetici.
Alle cellule è stato aggiunto un recettore capace di captare i livelli di caffeina presenti nel sangue e di reagire producendo GLP-1. A questo punto, pacchetti con centinaia di queste cellule sono stati inseriti in capsule di gel capaci di proteggerle dal sistema immunitario (ma di lasciar filtrare caffeina in entrata, e GLP-1 in uscita), quindi impiantati sottopelle in una decina di topi, che hanno ricevuto caffè o altre bevande con caffeina dopo i regolari pasti. La tecnica è servita a regolare i livelli di glucosio nel sangue senza terapie aggiuntive; l'impianto dura 6 mesi-1 anni, poi va sostituito.
Restiamo calmi... Simili impianti sono ancora molto distanti dall'essere testati su pazienti umani: serviranno almeno dieci anni per arrivare a test clinici che possano confermarne l'efficacia e la sicurezza. In ogni caso, il merito dello studio è nel tentativo di integrare la terapia in gesti quotidiani largamente condivisi. Il nesso caffè-insulina potrà non funzionare per tutti, ma un espresso dopo pranzo è senz'altro meno sgradevole di una puntura.