Nausea, debolezza, dolori e infiammazioni sono tra i più debilitanti e comuni effetti della chemioterapia: oggi sappiamo che questi sintomi sono legati a cellule senescenti, cioè che smettono di dividersi perché giunte alla fine della loro vita, e che rilasciano, nel frattempo, un cocktail di sostanze chimiche dannose per i tessuti circostanti.
Un tipo di farmaco che prende di mira queste cellule ha dimostrato di ridurre notevolmente, nei topi, gli strascichi più tossici della chemio, rendendo anche più efficace il trattamento.
Marco Demaria (università di Groningen, Olanda), si è chiesto se intervenendo sulle cellule senescenti si potessero alleviare questi sintomi, che includono debolezza muscolare, vertigini e, più a lungo termine, problemi al cuore e alle ossa.
Replica. Insieme ai colleghi ha ingegnerizzato alcuni topi per favorire, nel loro organismo, lo sviluppo di cellule senescenti. Negli animali è stato poi favorito l'insorgere del cancro, che è stato trattato con quattro tra i più comuni chemioterapici: doxorubicina, cisplatino, Paclitaxel e temozolomide.
La chemio ha favorito lo sviluppo di cellule senescenti in tutto l'organismo dei topi, dal fegato ai polmoni, alla pelle. I roditori hanno anche iniziato a mostrare gli effetti collaterali classici del trattamento, come problemi al cuore e al midollo osseo.
Effetti positivi. Un secondo gruppo di topi ha ricevuto, una settimana dopo la chemio, un farmaco che prende di mira le cellule vecchie: non solo gli effetti collaterali sono parsi alleviati - nessuno degli animali ha avuto i problemi dei topi del primo gruppo - ma il cancro si è anche ripresentato in un minor numero di casi.
Partenza in salita. In un altro esperimento, gli scienziati hanno studiato le cellule del sangue di donne con cancro al seno, e hanno visto che le pazienti che, prima di iniziare la chemio, avevano un maggior numero di cellule senescenti, hanno anche accusato i peggiori effetti collaterali durante il trattamento. Sbarazzarsi delle cellule senescenti dopo aver ripulito il corpo attraverso la chemio potrebbe aiutare a limitare i danni dei farmaci e i rischi di ricadute.
una lunga strada. Tuttavia, è bene precisarlo, non esiste al momento un farmaco che agisca sull'uomo così come avviene nei topi. La molecola testata nell'esperimento causerebbe infatti nell'uomo una drammatica mancanza di piastrine sanguigne. Un farmaco capace di combattere le cellule senescenti nelle cartilagini articolari, per poi dissolversi non appena entra in circolo, sarà invece testato presto sui pazienti.