Uno studio pubblicato da Infection Control & Hospital Epidemiology e condotto dalla Washington University in St. Louis e dalla Augusta University (USA), ha cercato di dare una stima realistica del numero di contagi da CoViD-19. Secondo il modello matematico utilizzato, che ha preso in analisi i contagi comunicati fino al 9 marzo scorso, i dati ufficiali sarebbero inferiori a quelli effettivi in molti Paesi.
Le stime del modello si basano sulla "probabilità di trasmissione" del SARS-CoV-2, tenendo conto della densità di popolazione, della percentuale di abitanti nei centri urbani e di alcuni dati demografici importanti, come l'età dei cittadini.
Stime sempre al ribasso. Secondo quanto stimato dai ricercatori, a inizio marzo in Italia i contagi comunicati sarebbero stati un quarto di quelli effettivi, come in Corea del Sud. La Germania avrebbe comunicato invece un terzo di quello che si stima fossero gli infetti reali, e la Francia un quinto. Situazione ancora peggiore per l'Iran e la Spagna, che secondo il modello avrebbero sottostimato i contagi rispettivamente di 34 e 53 volte. Gli Stati Uniti, che a inizio marzo avevano dichiarato solamente 500 casi, in quel periodo potrebbero averne avuti già 90.000 (ma, come hanno sottolineato gli autori, i dati all'epoca erano insufficienti per arrivare a conclusioni concrete).
Il caso più eclatante rimane quello della Cina, che a inizio marzo stava già "uscendo" dalla pandemia. Data la vastità della popolazione, i ricercatori non hanno potuto dare numeri precisi, ma hanno stimato che i contagi reali fossero da 149 a ben 1.104 volte superiori a quelli ufficiali (ovvero che in Cina ci fossero da 12 a 89 milioni di infetti, contro i circa 80.000 dichiarati).
Cautela. «Il nostro intento era fornire un'idea più precisa sulla vastità del problema», ha spiegato Arni Srinivasa Rao, autore della ricerca. È importante comunque sottolineare che si tratta di previsioni e stime, non di numeri certi. Inoltre, lo studio fa riferimento a dati risalenti a oltre un mese fa, quando in molti Paesi la pandemia da CoViD-19 era solo all'inizio: da quel momento il numero di tamponi effettuato sulla popolazione è aumentato, e con esso anche l'accuratezza delle stime fornite dai governi.