È stato pubblicato il Rapporto 2012 dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) sull’uso dei medicinali in Italia: 393 pagine zeppe di dati e tabelle. Per analizzare gran parte dei contenuti ci vorrà un po’ di tempo e ne riparleremo nei prossimi giorni. Ma i primi dati sono già molto interessanti e fotografano un consumo eccessivo (uno spreco, potremmo definirlo) di medicine.
Ogni giorno nel 2012, calcolando consumi ospedalieri e non, sono state consumate 1.627 dosi di farmaci ogni 1.000 abitanti, ovvero 1,6 dosi di farmaco a testa, bambini compresi.
Di questi un terzo (516 dosi ogni 1.000 abitanti) sono farmaci per il sistema cardiovascolare: troppi, e infatti l’Italia è il terzo Paese europeo con la più alta spesa (pubblica e privata) per farmaci cardiovascolari, dopo Grecia e Portogallo. Soprattutto Ace inibitori, ma anche statine, sartani, calcio antagonisti e beta bloccanti.
Seguono i farmaci gastrointestinali e del metabolismo, grosso modo un sesto del totale pari a 242 dosi per 1.000 abitanti al giorno. I farmaci più usati sono gli inibitori della pompa protonica. Anche nel caso dei farmaci gastrointestinali e del metabolismo c’è un eccesso perché nel confronto con l’Europa ancora l’Italia risulta al terzo posto dopo Irlanda e Finlandia.
In terza posizione per consumi ci sono i farmaci del sangue e degli organi ematopoietici: con 218 dosi per 1.000 abitanti al giorno. E al confronto con l’Europa risulta il paese con la più bassa incidenza della spesa dopo Regno Unito, Portogallo e Irlanda.
Antidepressivi in crescita
Al quarto posto i farmaci del sistema nervoso centrale con 161 dosi per 1.000 abitanti al giorno, soprattutto antidepressivi: e qui l’Italia risulta il Paese che in Europa spende in assoluto di meno. Il dato però va inquadrato: primo il consumo di antidepressivi da parte degli italiani è aumentato del 4,5% rispetto al 2004; secondo, consumiamo meno antidepressivi rispetto al nord Europa ma non rispetto ad altri Paesi del Mediterraneo che godono - come noi - di condizioni climatiche che non favoriscono lo sviluppo di sindromi depressive.
Al quinto posto i farmaci dell’apparato respiratorio con 95 dosi per 1.000 abitanti die, e per questo gruppo di farmaci la spesa è intermedia tra i Paesi europei: spendiamo meno di Inghilterra, Spagna, Belgio, Finlandia e Irlanda, ma aumenta il consumo nei bambini: quasi 1 bimbo sotto i 3 anni su 3 ne fa uso per curare asma o malattie delle vie respiratorie.
Al sesto posto i farmaci antineoplastici con 13,5 dosi ogni 1.000 abitanti al giorno. E al confronto con gli altri Paesi siamo i più parchi dopo il Portogallo.
I dati per età
Per quanto riguarda le fasce di età, i maggiori consumatori sono bambini e anziani: un bambino su due e 9 anziani ultra75enni su 10 hanno ricevuto nel 2012 almeno una prescrizione di farmaci. Gli over 74 hanno un consumo di farmaci che è 22 volte superiore a quella dei 25 -34enni. Molte di queste prescrizioni sono inappropriate: il 56% dei pazienti fra 66 e 75 anni con l’influenza viene trattato con antibiotici, cioè una terapia inutile perché l’influenza e raffreddori sono dovuti a virus mentre gli antibiotici sono efficaci solo contro i batteri. Ma terapia inutile significa terapia che aumenta in modo ingiustificato il rischio: non può infatti dare alcun beneficio mentre può arrecare danni. Questo errore prescrittivo viene fatto solo nel 24% dei pazienti con meno di 45 anni. I livelli più elevati di prescrizione di antibiotici per influenze e raffreddori comuni si registra nelle Regioni del Centro Italia.
L’uso inappropriato degli antibiotici
Anche il 44% dei bambini 0-4 anni ha consumato antibiotici: è ben vero che in generale nel 2012 il consumo di antibiotici si è ridotto del 6,1% rispetto al 2011, ma gli esperti dell’Aifa calcolano che ancora oggi circa il 20% degli antibiotici è prescritto in modo inappropriato, soprattutto per laringotracheiti e cistiti non complicate.
Le regioni con il minor consumo di antibiotici (quindi presumibilmente con la prescrizione più appropriata) sono la provincia autonoma di Bolzano e le regioni Liguria, Friuli e Venezia Giulia, mentre in Campania, Puglia, Calabria la prescrizione è più elevata (e quindi più spesso inappropriata.
Gli antibiotici più usati sono penicilline, amoxicilline e macrolidi (vedi tabella a fine pagina). Vi è da notare che queste categorie di farmaci compaiono fra quelle con la maggiore incidenza di effetti collaterali; fra i macrolidi nell’elenco compare la claritromicina e fra le penicilline compare l’acido clavulanico, l’amoxicillina (da sola e in associazione con l’acido clavulanico).
Sempre al Sud si ha il maggior consumo di farmaci: la Sicilia detiene il primato dei consumi: 1.110 dosi giornaliere ogni 1.000 abitanti, contro le 743,1 dosi della Provincia Autonoma di Bolzano, la più attenta. La differenza è di ben 367 dosi in più al giorno ogni 1.000 abitanti.
Ma al maggior consumo non corrisponde una maggiore attenzione nel segnalare gli effetti collaterali: come dimostra la figura qui accanto, le regioni con i consumi più elevati sono anche quelle che hanno il tasso di segnalazione più basso per milione di abitanti.
Consumiamo ma non segnaliamo
Complessivamente però le segnalazioni degli effetti collaterali sono in aumento. L’OMS stabilisce che il Gold standard per un efficiente sistema di farmacovigilanza sia di almeno 300 segnalazioni per milione di abitanti, e fino al 2009 compreso l’Italia è sempre stata sotto questa cifra. Da tre anni però questa è stata superata. Nel 2012 le segnalazioni di effetti avversi sono state oltre 29 mila per un totale di 489 segnalazioni per milione di abitanti. L’andamento è raffigurato nella figura qui accanto.
Infine l’elenco dei principi attivi che hanno avuto il numero maggiore di segnalazioni di effetti avversi nel corso del 2012, elencati nella tabella qui sotto. Nella tabella completa, accessibile a questo link, si trovano nella prima colonna l’uso del farmaco, nella seconda il principio attivo, nella terza colonna il numero di segnalazioni e nella quinta la percentuale di segnalazioni gravi, nella sesta il numero di segnalazioni gravi.
V’è da tener presente che maggiore è il consumo di un farmaco (per esempio l’acido acetilsalicilico o il paracetamolo), maggiore è la probabilità che siano segnalati rischi.
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