Chi consuma più cibi ultraprocessati (UPF) ha un rischio maggiore di sviluppare il diabete di tipo 2: è quanto emerge da un'analisi pubblicata su The Lancet Regional Health – Europe, che ha indagato la relazione tra il grado dell'elaborazione di un alimento e il rischio di soffrire di diabete di tipo 2. Lo studio rivela, però, che non tutti i cibi ultraprocessati sono uguali: bere una bevanda gassata non è lo stesso che mangiare un pezzo di pane.
La ricerca ha preso in considerazione i dati di salute di quasi 312.000 persone provenienti da otto Paesi europei registrati per circa 11 anni, durante i quali oltre 14.000 partecipanti hanno sviluppato il diabete di tipo 2. I ricercatori hanno visto che ogni aumento del 10% della quantità di UPF consumati corrispondeva a un aumento del 17% del rischio di sviluppare la malattia: questa tendenza, però, poteva essere ridotta sostituendo gli alimenti ultraprocessati con cibi meno elaborati.
Ma quali sono i cibi ultraprocessati? In generale si tratta di alimenti con una lunga lista di ingredienti, tra cui diversi additivi artificiali (come coloranti, emulsionanti, edulcoranti o addensanti) che ne esaltano il sapore e l'aspetto. Oltre a quelli più intuitivi (aperitivi salati, bibite zuccherate, dolci e piatti precotti) potrebbero far parte della categoria anche alcuni cibi all'apparenza "sani": è il caso per esempio del pane confezionato integrale (occhio alla lista degli ingredienti), della margarina, delle alternative vegetali alla carne, di alcuni tipi di yogurt (quelli più golosi) o di cereali da versare nel latte ricchi di coloranti o proteine processate.
Per valutare il grado di elaborazione degli alimenti si usa la classificazione NOVA, che li divide in quattro gruppi: alimenti non processati o minimamente processati (come uova, latte, frutta, verdura); ingredienti culinari lavorati (per esempio sale, burro, olio); alimenti processati (legumi in scatola, sottaceti, pane a lievitazione naturale, affettati e salumi); alimenti ultraprocessati (creme spalmabili, pane in cassetta, bibite zuccherate, aperitivi salati).
Non tutti gli UPF sono uguali. Bisogna sottolineare che non tutti gli UPF sono uguali: nella dieta delle persone coinvolte nella ricerca, le bibite zuccherate rappresentavano da sole il 40% degli UPF totali consumati. I ricercatori hanno inoltre riscontrato con stupore che il pane, i biscotti, i cereali del mattino, i dolciumi e le alternative vegetali alla carne erano associate a una minore incidenza del diabete di tipo 2.
Alternative più naturali. L'opzione migliore è sostituire gli UPF con alimenti meno lavorati: rimpiazzando il 10% della dieta costituito da cibi ultraprocessati con cibi minimamente lavorati il rischio di sviluppare diabete di tipo 2 verrebbe ridotto del 14%.
Dei nove sottogruppi di UPF analizzati, quelli associati a maggior rischio di diabete di tipo 2 sono risultati gli aperitivi salati, i prodotti elaborati di origine animale, i piatti precotti e le bibite zuccherate.
Qualche commento dall'esterno. Pur riconoscendo l'interesse dello studio, alcuni esperti ne hanno sottolineato i limiti: Janet Cade dell'Università di Leeds fa presente che i dati raccolti sono precedenti alla creazione della classificazione NOVA, e che per utilizzarla gli autori hanno quindi dovuto fare un grosso lavoro di deduzione.
Secondo Gavid Stewart della Newcastle University il problema è invece che gli UPF non sono consumati mai da soli, ma sono generalmente parte di una dieta ricca in grassi e zuccheri e di uno stile di vita poco sano, e che dunque i cibi ultraprocessati potrebbero essere solo una parte della causa dello sviluppo del diabete.