Salute

Con l'agricoltura arrivò la salmonella

Il passaggio da nomadismo a sedentarietà favorì lo scambio di patogeni tra uomo e animali; ma non furono i maiali a trasmetterci la salmonella.

Da sempre la vicinanza tra uomo e animali - sia nella forma dell'allevamento, sia in quella di caccia e invasione dell'habitat - alimenta il reciproco scambio di malattie. Lo vediamo oggi con il nuovo coronavirus, originariamente ospitato nei pipistrelli e arrivato forse all'uomo attraverso il pangolino; ma va così da millenni, e l'uomo non fa ogni volta la parte della vittima. In base a un nuovo studio pubblicato su Nature Ecology & Evolution, la transizione a uno stile di vita più stabile e sedentario nel Neolitico avrebbe favorito nella nostra specie la comparsa dei batteri del genere Salmonella. A quel punto sarebbe stato l'uomo a trasmetterli ai maiali, e non viceversa come ipotizzato finora.

Contatti ravvicinati. Con il passaggio dallo stile di vita nomade dei cacciatori raccoglitori, a un'economia basata su agricoltura e allevamento, le popolazioni dell'Eurasia iniziarono a vivere a stretto contatto con gli animali domestici e con i loro escrementi. Questa promiscuità permise ad alcune varianti dei batteri del genere Salmonella nascoste in sconosciuti animali ospiti di accedere all'intestino umano e adattarsi al nostro organismo. Inizialmente si credeva che fossero stati i maiali a farci questo sgradito regalo. Ma la nuova indagine molecolare del Max Planck Institute for the Science of Human History (Germania) dimostra che fummo noi a trasmettere i patogeni ai suini, più di 5.000 anni fa.

già presenti. I ricercatori hanno utilizzato un nuovo metodo di screening batterico per indagare la presenza di Salmonella enterica, trasmessa oggi all'uomo da alimenti contaminati o escrementi animali, in 2.739 resti umani di raccoglitori, pastori e agropastori vissuti in Eurasia occidentale (dalla Russia all'attuale Svizzera) fino a 6.500 anni fa. Con tutto questo materiale genetico prelevato dai denti dei deceduti, sono riusciti a ricostruire otto genomi di Salmonella.

Quando hanno provato a collocare questi genomi nell'albero genealogico delle Salmonelle, che comprende oltre 2.500 diversi ceppi, hanno notato che i sei genomi di Salmonella enterica riconducibili ad antichi pastori e agricoltori vissuti tra 5.500 e 1.600 anni fa erano tutti collocabili in un medesimo gruppo, a cui appartiene anche un progenitore del Paratyphi C, una rara infezione da salmonella che oggi causa febbre tifoide, e che ha spesso esiti letali.

Anticamente, queste forme di salmonella non attaccavano soltanto l'uomo, ma interessavano uomo e animali indistintamente; la permanenza di popolazioni umane accanto ad animali domestici dovette, col tempo, facilitare la progressiva specializzazione dei patogeni ai loro ospiti.

Innocenti. I risultati hanno permesso di scagionare i maiali: inizialmente si pensava che fossero stati loro a passare all'uomo la Salmonella enterica attorno a 4.000 anni fa, ma la scoperta, nei nostri antenati, di ceppi progenitori più antichi di 5.000 anni suggerisce che sia accaduto il contrario.

O, per lo meno, che tanto l'uomo quanto i maiali dovettero evolvere forme specifiche di Salmonella indipendentemente l'uno dall'altro, all'interno di un ambiente in cui i frequenti contatti uomo-animale facilitavano le contaminazioni.

26 febbraio 2020 Elisabetta Intini
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