Chi studia nutrizione non ha dubbi: il tempo della demonizzazione dei grassi è finito, sono elementi fondamentali per la nostra salute, così come lo sono carboidrati, proteine e minerali. Ma attenzione, parliamo dei cosiddetti “grassi buoni”, gli Omega 3, acidi grassi dalla struttura molecolare complessa che il nostro corpo non produce, ma ricava dagli alimenti. La loro azione è fondamentale perché ci proteggono dalle malattie cardiovascolari come l’infarto e dalle malattie degenerative come l’Alzheimer e sono componente essenziale di molti tessuti nobili del nostro organismo, soprattutto del tessuto nervoso.
Le linee guida internazionali consigliano di consumare ogni giorno una dose di 500 mg di Omega 3, ma raramente questa quota viene raggiunta dalla maggior parte della popolazione. Eppure, senza dover necessariamente ricorrere agli integratori, c’è un modo semplicissimo per assumerla: portare in tavola il salmone. Due porzioni coprono il fabbisogno di una persona per un’intera settimana, basti pensare che 150 gr di questo pesce contengono circa ben 2,5 gr di Omega 3.
Il salmone, dunque, non dovrebbe mancare nella nostra dieta, e non solo per il suo contenuto di “grassi buoni”, ma anche per l’apporto di vitamine A, D e B12, essenziali per lo sviluppo scheletrico nei bambini e per il rafforzamento del sistema nervoso e visivo. E oltre ai bimbi e agli anziani – abbiamo accennato alla funzione protettiva contro i danni dell’Alzheimer –, anche le future mamme non dovrebbero mai farselo mancare. Uno studio pubblicato sull’autorevole rivista scientifica The Lancet ha dimostrato l’importanza degli Omega 3 per lo sviluppo armonico del feto e del suo cervello, e ha messo in relazione una dieta ricca di queste sostanze con una durata “normale” della gravidanza e un ridotto rischio di parto prematuro.
Ma come scegliere il salmone migliore? Puntando su quello norvegese: si riconosce dal marchio Norge, con l’inconfondibile logo che ritrae i baluardi della Norvegia – il mare, il pescatore, le montagne e il peschereccio – ed è scelto dal Norwegian Seafood Council (NSC), un ente fondato dal Ministero della Pesca che garantisce la qualità dei prodotti ittici del paese scandinavo.
Il salmone norvegese è la scelta giusta per la salute ma anche per il palato. Semplice e veloce da preparare, è squisito e leggero e le sue carni morbide ma compatte si prestano alle più diverse preparazioni. Anche chi ha poco tempo da passare tra i fornelli può sbizzarrirsi tra i vari tagli (filetto intero, filetto singolo, taglio a farfalla, cubotti, tartare, cotoletta, carpaccio e listarelle) e provare diversi metodi di cottura (in padella, alla piastra, al vapore, al forno, crudo), il risultato è una golosità che conquista anche i più piccoli, che spesso è difficile attirare con piatti “sani”.
E parlando di cibo e bimbi, la sicurezza è fondamentale: in Norvegia i salmoni sono allevati nelle fredde e limpide acque del Nord, in grandi reti in mare aperto in cui solo il 2,% dello spazio è occupato da pesci e il resto è acqua.
Gli allevamenti sono attentamente controllati e ispezionati, e i controlli proseguono nelle strutture di trasformazione con un sistema di tracciabilità che segue il pesce dall’allevamento alla tavola. Per chi ama il sushi la scelta è d’obbligo: il salmone norvegese può essere consumato crudo senza bisogno di essere precedentemente abbattuto perché le procedure standard di produzione e alimentazione applicate dall’industria dell’acquacoltura norvegese garantiscono che le specie di salmonidi allevati in Norvegia non sono portatrici di nematodi o di parassiti potenzialmente pericolosi per i consumatori.
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Contenuto pubbliredazionale realizzato da Norwegian Seafood Council. La redazione di Focus non è intervenuta nella realizzazione di questo articolo.